Acque agitate

Una fede senza domande è una fede morta. Non è una frase ad effetto, ma il cuore delle narrazioni bibliche e dell'esperienza credente testimoniata, ad esempio, nei salmi: Fino a quando, Signore, mi nasconderai il tuo volto? (Sal 13).

Nemmeno i racconti evangelici fanno mistero delle paure e delle inquietudini che portano nel cuore i discepoli («Maestro, non t’importa che siamo perduti?»; «Chi è dunque costui?»), tasselli importanti nel loro cammino di verità dietro all'unico Maestro. Di fatto, anche noi come loro abbiamo sempre delle attese nei confronti di Dio. Attese che si manifestano in vario modo, dalla protesta alla rabbia, allo stupore. Ma sono proprio i momenti drammatici, quelli in cui la barca della nostra vita sembra capovolgersi, che rivelano la verità del cuore.

Gesù che domina la tempesta è una scena dal forte valore simbolico. I verbi usati da Marco richiamano le formule dell'esorcismo: ‘minacciò’, ‘taci’. Il mare che con le sue onde tende ad inghiottire la barca è il simbolo di un naufragio che si è già realizzato nella mente dei discepoli, pronti ad incolpare il Maestro che dorme. C'è poco da fare: quando si perde il controllo della barca (come anche della propria vita) scatta il panico.

Ma quel naufragio temuto e immaginato non accade.

"Non che l’uomo non provi più paura di fronte al male, ma se la vive in compagnia del proprio Signore è tutt’altra cosa. Così è la nostra vita, una traversata tra i marosi, all’interno e all’esterno. Vivere la vita dentro un’obbedienza a un’alleanza, che sperimentiamo a nostro favore, significa allora non permettere al male di ghermirci, significa non essere in balia degli inevitabili marosi" (E. Citterio).

Buona domenica!




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