“Ecco, egli è qui” (omelia del 2 febbraio)
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Icona della Festa dell'incontro |
Un vecchio e un bambino…: cominciava così un famoso testo di un grande cantautore italiano. In un certo senso anche il testo
evangelico di oggi racconta di un incontro tra un vecchio – Simeone – e un
bambino speciale – Gesù: un incontro che aspettava da tempo. Da una vita. Un incontro
che raccoglie come frutto maturo il senso di una vita di attesa, nella serenità
e nella gioia di chi sa che tutto è nelle mani di Dio: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto
la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti
alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
La visione di Simeone, come del
resto la visione di ogni credente, è sempre una visione profetica e
quindi una visione nella speranza, propria di chi sa leggere la storia con gli
occhi di Dio. Prendendo in mano (mano!) il bambino Gesù, Simeone esulta e percepisce
il mistero di Dio in quella fragile carne umana. Le parole di Simeone formano
la tessitura di un canto di lode e di gratitudine, quale è il cantico che la liturgia
della Chiesa invita ogni credente a celebrare ogni sera, prima del riposo della
notte, congedandosi dal giorno appena vissuto perché ricevuto – per grazia – dalle
mani di Dio.
Dal punto di vista narrativo, il
testo del vangelo di Luca è ricco di anomali e che segnalano, quasi come le
spie sul cruscotto, particolari misteriosi che sanno di novità, di Vangelo. Anzitutto
non era obbligatorio presentare Gesù al tempio. Non c’è nessuna legge che
prescrive di portare il bambino al tempio. La Legge di Mosè prescrive di
consacrare e riscattare ogni primogenito (cfr Es 13). Come a sottolineare: Gesù
non ha bisogno di essere consacrato al Signore e non deve essere riscattato o
purificato; anzi, Lui è il Consacrato, il Cristo del Signore, Lui
sarà il riscatto per il suo popolo, per l’intera umanità.
Luca poi parla della loro
purificazione, cioè della purificazione di entrambi i genitori: ma solo la
mamma era tenuta a purificarsi dopo il parto (cfr. Lev 12,1-8).
Dunque non è lui, ma siamo noi che
abbiamo bisogno della vera purificazione: la purificazione del cuore,
perché possa realizzarsi anche per noi quell'incontro che riempirà finalmente
il nostro cuore assestato di amore e di verità. Solo chi varca questa soglia,
come Simeone, può pronunciare parole dense: “Ecco, egli è qui...” . La rovina è
per chi non lo sa riconoscere. La Parola, come spada a doppio taglio, fa verità
e la verità fa male: Ecco, egli è qui per
la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione.
L’incontro con Gesù non è un ricordo
oleografico del passato, trasfigurato dalla memoria. È l’incontro con il
Vivente e il Vivente provoca continuamente la nostra vita. La sua Presenza
stana con tenerezza la nostra pigrizia e raddrizza il nostro confuso desiderio
di felicità. Come è stato osservato: «Il cammino della nostra vita è posto tra
il desiderio latente di quell'incontro e l'incontro realizzato fino a viverla
solo e unicamente in funzione della rivelazione della gloria di quel Volto che
misteriosamente parla al cuore» (Elia Citterio).
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