Il 'metodo Kasper'

La proposta del card. W. Kasper in merito al dibattito presinodale sulla famiglia dà da pensare. Ci sono alcuni elementi nel modo di procedere che appaiono interessanti al di là del fatto che si possa essere o meno d'accordo sulle conclusioni e che tracciano un metodo per affrontare le questioni. Un metodo che si appoggia almeno su tre punti:

  • Onestà intellettuale: «Dobbiamo essere onesti e ammettere che tra la dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia e le convinzioni vissute di molti cristiani si è creato un abisso L’insegnamento della Chiesa appare oggi a molti cristiani lontano dalla realtà e dalla vita».
  • Senso della storia: «La situazione della Chiesa di oggi non è una situazione inedita. Anzi, anche la Chiesa dei primi secoli era confrontata con concetti e modelli di matrimonio e di famiglia molto diversi da quello predicato da Gesù, che era nuovissimo sia per i giudei che per i greci e i romani. Pertanto la nostra posizione oggi non può essere un adattamento liberale allo status quo ma una posizione radicale che va alle radici, cioè al Vangelo».
  • Senso della tradizione: «la dottrina della Chiesa non è una laguna stagnante, bensì un torrente che scaturisce dalla fonte del Vangelo, nel quale è affluita l’esperienza di fede del popolo di Dio di tutti i secoli. È una tradizione viva. Nella Chiesa dei primordi, in molte Chiese locali, per diritto consuetudinario c’era, dopo un tempo di pentimento, la pratica della tolleranza pastorale, della clemenza e dell’indulgenza».

Se i sacramenti sono sempre sacramenti della fede, e se molte persone sono battezzate, ma non evangelizzate (quindi non credono, ma sono - esistenzialmente parlando - dei catecumeni battezzati o addirittura "pagani battezzati") allora la formula di Kasper ("cambia la disciplina, ma non cambia la dottrina") non può essere immediatamente respinta. 'Cambiamento' non è sempre ed immediatamente sinonimo di 'relativismo'. Il dibattito continua...

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