Quarta domenica di Quaresima

Pretese. 
I farisei hanno solo pretese nei confronti di quella presenza ingombrante: un cieco che non è più cieco. Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi? Un incalzante interrogatorio, più che una legittima curiosità. La pretesa nasce dal cuore indurito. Domande. Tante. Troppe. Inutili. Perché loro, il giudizio (e la verità), l'hanno già in tasca. In realtà non cercano risposte, ma capi di imputazione. Da parte sua, Gesù parla solo all’inizio. Pochissime parole e poi solo un gesto. In compenso parlano gli altri, persino i genitori. Ma è tutto inutile. Le parole e la testimonianza non portano da nessuna parte quando non si vuole vedere. Gesù ripete gli stessi gesti della creazione perché l'incontro con il rabbi di Nazaret è una nuova creazione, rappresentata simbolicamente dal gesto del fango sugli occhi. È come se il cieco iniziasse solo ora a vedere e a vivere: è l’itinerario del catecumeno. Eppure questo avvenimento, invece di venire salutato da un contesto favorevole di gioia, si realizza in un drammatico contesto di crescente ostilità, di lotta, fino a diventare odio, presagio di quella passione che attraverserà il Coronato di spine e lo porterà a morire fuori dalle mura della Città santa. 
I primi a suscitare odio sono proprio le persone più 'religiose'. Stranamente così avviene nel cuore dell'uomo. Non c'è spazio per altro.Non c'è spazio per l'Altro. Dio deve comportarsi secondo le umane pretese, noi altrimenti non va bene: Scendi dalla croce! La fede è lotta tra le tenebre e la luce, lotta che innesca dinamiche e trame oscure e violente, che Gesù spezza con il suo dono d’amore: bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. E ancora una volta è il semplice incontro personale che salva, un vedere che è già credere...Chi è Dio e come posso conoscerlo, incontrarlo? E' colui che parla con te.

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