
Il dialogo con la filosofia è il sale della ricerca teologica. Leggiucchiando nei ritagli di tempo il dialogo tra il card. Ravasi e il filosofo L. Ferry mi ha sorpreso la distinzione che propone Ferry tra il senso 'della' vita e il senso 'nella' vita (pag. 92-93). Egli, da non credente, intende quest'ultimo come accettazione della finitudine radicale dell'uomo per cui la vita ha un senso dentro le esperienze che fa l'uomo (l'amore, per eccellenza). Ne segue che la vita ha un senso solo dentro questo vissuto, senza nessun 'oltre'. Quando queste esperienze si infrangono con il limite radicale della morte, Ferry ricorda che "restano ancora dei bei giorni da vivere, altri essere da amare"... In sostanza Ferry si mostra affascinato sì, dal Vangelo, ma del Vangelo restano solo gli affetti, mentre il riferimento alla verità di quegli affetti e alla promessa da essi dischiusa viene rimosso. E' un senso nella vita senza un 'oltre' la vita. Ma Gesù è venuto proprio a dirci che se c'è un senso
nella vita è proprio quello di essere annuncio di vittoria: non ultima è la morte...
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