Terza domenica di Quaresima
Un uomo, una donna, un pozzo.
Il luogo ideale per un incontro amoroso. Come al tempo dei patriarchi...ma qui c'è ben di più che un semplice incontro. La tessitura del testo giovanneo si dipana nel gioco delle continue allusioni e ambivalenze e sul filo di un reciproco coinvolgimento nel dialogo tra Gesù e la donna samaritana. Le differenze diventano pretesto per l'incontro. La donna, figura di una chiesa che raduna diversi
popoli pagani (i ‘cinque mariti’), figura dei credenti in cammino, non ha ancora compreso il dono che è Gesù: Se tu conoscessi il dono di Dio... A sua volta, Gesù è assetato di offrire un'acqua
che disseta 'in eterno'. Solo che per accedere a quest'acqua occorre fare un cammino di verità...e questo cammino è un dialogo con il Maestro della prossimità.
Gesù smaschera l'ambiguità di una relazione con l'Eterno rinviata ad un'attesa indefinita (So che deve venire il Messia...) solo quando ormai ha capito che la samaritana si era coinvolta personalmente nel dialogo ed aveva cominciato a dare domande. Ecco che solo allora Gesù piazza il suo colpo da maestro: Va’ a chiamare tuo marito. Come a dire: giochiamo a carte scoperte, perché io ti conosco. La samaritana non si sente violata nella sua intimità, non sente uno sguardo 'indaginoso' ed irriverente, come quello dei farisei che giudicano senza misericordia. Si mostra invece ancora disponibile a seguire il suo sconosciuto ed intrigante interlocutore che gli parla di Dio richiamandole alla memoria tutto quello che aveva fatto. E quando Gesù glielo dice apertamente che Dio va adorato in spirito e verità, per cui nulla di quello che siamo va lasciato fuori dalla porta, lo stupore ha preso il posto del timore. La sapiente pedagogia del Maestro rivela la concretezza del volto di Dio che non cede di un millimetro all'astrattezza: Sono io, che parlo con te. E l'eterno non fa più paura. L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Ci è già stato donato tutto. Occorre solo svuotare il pozzo del cuore dall'inutile ciarpame dei vizi e delle paure perché sgorghi l'acqua viva del Cristo. Occorre solo togliere il tappo...
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Gesù smaschera l'ambiguità di una relazione con l'Eterno rinviata ad un'attesa indefinita (So che deve venire il Messia...) solo quando ormai ha capito che la samaritana si era coinvolta personalmente nel dialogo ed aveva cominciato a dare domande. Ecco che solo allora Gesù piazza il suo colpo da maestro: Va’ a chiamare tuo marito. Come a dire: giochiamo a carte scoperte, perché io ti conosco. La samaritana non si sente violata nella sua intimità, non sente uno sguardo 'indaginoso' ed irriverente, come quello dei farisei che giudicano senza misericordia. Si mostra invece ancora disponibile a seguire il suo sconosciuto ed intrigante interlocutore che gli parla di Dio richiamandole alla memoria tutto quello che aveva fatto. E quando Gesù glielo dice apertamente che Dio va adorato in spirito e verità, per cui nulla di quello che siamo va lasciato fuori dalla porta, lo stupore ha preso il posto del timore. La sapiente pedagogia del Maestro rivela la concretezza del volto di Dio che non cede di un millimetro all'astrattezza: Sono io, che parlo con te. E l'eterno non fa più paura. L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Ci è già stato donato tutto. Occorre solo svuotare il pozzo del cuore dall'inutile ciarpame dei vizi e delle paure perché sgorghi l'acqua viva del Cristo. Occorre solo togliere il tappo...
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