
Eppure è proprio così: chi non crede, alla fine non vede. O meglio: non vede chi pretende di vedere senza fidarsi di qualcun altro. Durante tutta l'Ottava si susseguono i racconti delle 'apparizioni' di Gesù: a Maria Maddalena, ai discepoli di Emmaus, a Pietro e gli altri...Sono pagine colme di stupore. E la capacità di stupirsi è un grande rimedio contro la durezza del cuore. Il Dono ha bisogno di riconoscimento, ha bisogno di essere
ri-conosciuto,
ri-accolto,
ri-scelto,
ri-creduto. Secondo i tempi dell'uomo, che mai sono quelli di Dio. Eppure solo così, solo se riconosciuto, il dono pasquale può essere fermento per camminare in una vita nuova. Non è una passerella, l'apparizione del Crocifisso Risorto. La Sua pedagogia prevede molta pazienza, ma anche una certa fermezza e pure una certa dose di rimprovero. Alla fine, però, il dono viene nuovamente ri-offerto, almeno per un istante, per poi sparire nello stesso istante in cui diventa visibile:
Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla vista (Lc 24,31). Sparisce per farsi ancora ri-trovare. Dove? Lì dove sono i fratelli (Lc 24,35; Gv 20,18), verso quella Galilea delle genti (Mt 28,7) che è il campo di Dio. E i passi si fanno nuovamente veloci.
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