Seconda domenica di Pasqua

La domenica 27 aprile 2014 è una data già entrata nel libro della grande storia. Eppure forse - paradossalmente - facciamo fatica ad accorgerci delle implicazioni profonde di questi fatti perché siamo troppo dentro l'evento, troppo a ridosso. Abbiamo solo le proporzioni esterne, i numeri dei 'grandi eventi'... Ma la fede che matura e cresce nel silenzio ha bisogno di tempo per cogliere tutta l'immensa portata di grazia di due nuovi santi.
Gesù fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate. La fede ha bisogno di segni, si sa, eppure i racconti evangelici ci portano sempre e solo all'essenziale. Niente di più, niente di meno. I Vangeli presentano solo l'essenziale, come la bellissima, intima e tenerissima professione di fede di Tommaso: Mio Signore  e mio Dio. Tommaso è nostro fratello perché con la sua presa di posizione ci aiuta a contemplare il mistero centrale della nostra fede. Ma se il centro della nostra fede è la risurrezione di Gesù, quali corde può e deve toccare questo evento? Perché crediate che Gesù è il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. La fede è per la vita... L’evangelista Giovanni – attraverso la vicenda di Tommaso – ci mostra una porta di ingresso al mistero che non è quella della prova ‘di laboratorio’, costringente sotto il profilo formale. Il dubbio di Tommaso non esprime quindi poca fede, incredulità o ostinazione. Il rifiuto di Tommaso esprime piuttosto un sincero affetto per il Signore: troppo importante quella storia per essere presa in giro in modo facile! Troppo grande quella notizia per essere creduta a parole: io voglio vedere per credere. In fondo, pensando questo, Tommaso si mostra già pienamente coinvolto nel dinamismo di un rapporto vivo con Gesù che porta vita e cambia tutto. Se la fede non rinvia questo rapporto vivo con Gesù Risorto, a che serve? Il mondo non può vedere, ma il discepolo sì, perché solo chi ama, vede.
Solo quelli che amano Dio, possono vederlo, riconoscerlo ed annunciarlo. Ecco perché la fede si nutre anche della testimonianza dei santi, come san Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II, di cui Francesco ha detto "Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo...non hanno avuto vergogna della carne del fratello".

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