Sulla preghiera



L'estate è la stagione migliore per la lettura. Almeno per me è così. C'è più calma, più silenzio, il tempo non è misurato, calcolato. I minuti trascorrono veloci, ma senza ansia. Il cuore può respirare e l'occhio riposare sulle pagine e sugli autori più amati. Tra questi René Voillaume (1905-2003) ha da sempre un posto particolare. Le sue pagine sulla preghiera contemplativa, pur datate agli anni Sessanta e Settanta, ripubblicate e inserite nel 2012 nella BUC della San Paolo, le trovo molto vere, molto profonde. Delicate. Una sapienza e una fedeltà messa alla prova dal tempo. Sono conferenze offerte ai Piccoli Fratelli di Gesù, ma sono valide per chiunque voglia andare in profondità. Prier pour vivre: pregare per vivere. Non: "Vivere per pregare", perché Dio non chiede questo all'uomo. Dio chiede all'uomo semplicemente di vivere. Ma per vivere, l'uomo deve pregare. altrimenti non sarà più uomo. Già, ma non è così facile. Conoscere Dio per esperienza e amore non è così immediato. Voillaume denuncia continuamente che la preghiera è spesso compromessa "in balìa di una conoscenza troppo vaga e sentimentale di Dio". La via è stretta. Voillaume parla di una "conoscenza molto semplice e in genere oscura, al di là di ogni parola, in cui le cose divine vengono gustate ora dolci, ora amare". Dolce e amaro. Come solo Dio sa essere. Presente, eppure tremendamente silenzioso. Abbandonarsi a Dio con l'intima confidenza come ha fatto Gesù richiede veramente una fede capace di smuovere le montagne

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