Lo spettacolo e la predica

"Dio esiste". Ci mancherebbe. Non era certo necessario che lo confermasse Roberto Benigni. Eppure detto da lui 'suona' diversamente. Perché? Forse perché il genio è proprio colui che sa trasformare un impegnativo monologo su Dio in uno spettacolo da prima serata. Certo, a volte gli riesce meglio, a volte meno. A volte l'impressione è che l'applauso sia un po' indotto. In ogni caso nello spettacolo è l'ispirazione che conta, l'afflato, il trasporto, il coinvolgimento. La "musicalità" dell'oratoria. La teologia professionale (che non è necessariamente 'professorale') conosce anche molti altri registri e corde per 'dire' l'Invisibile. Ma se per questo tempo l'Altissimo si servisse di un comico, anziché di un teologo, per risvegliare le coscienze, dove sarebbe lo scandalo? L'importante è che il 'racconto' attivi la ricerca critica. L'importante è che al godimento del 'racconto' faccia seguito la discreta inquietudine di qualche domanda. L'importante è - infine - che il racconto non deformi il vero senso della Scrittura. Ma quest'ultima raccomandazione - evidentemente - non la si può chiedere ad un uomo di spettacolo. Sul resto, però, ci siamo.

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