Stabilità

La stabilità oggi è merce rara. Siamo nell'epoca della liquidità.
La presenza del buon Pastore (cfr. Gv 10, 11-18) è intonata invece alla cura costante a alla presenza affidabile. Il mercenario vede, abbandona le pecore e fugge. Non è interessato alla pecore: non gliene importa niente di loro, anche se non fa loro male direttamente. Il lupo invece fa ancora peggio: rapina e disperde [le pecore]. Il buon pastore dà la propria vita (verbo ripetuto 4 volte); conosce le pecore una ad una (implicitamente: le chiama per nome e loro ascoltano); guida le pecore. 
Il buon Pastore offre la sua vita, la dona con assoluta libertà. È una dichiarazione dall’intenso sapore eucaristico. Non offre qualcosa, ma se stesso, tutto se stesso. È libero nell’offrire la vita ed è libero di riprendersela. È un testo pasquale che fa risplendere la regalità di Cristo, secondo l’interpretazione giovannea della Pasqua e del dono della vita sulla croce quale Ora della rivelazione definitiva del Logos di Dio. C’è un solo Buon Pastore perché c’è solo un unico Logos.
Il buon Pastore conosce, nel senso che c’è un’assoluta reciprocità nel rapporto con le pecore. Nel linguaggio biblico la conoscenza implica sempre l’amore. Non è un conoscere solo intellettuale, ma è una frequentazione, una relazione affettiva, profonda, consolidata. Il buon Pastore conosce le pecore perché esse gli appartengono. Non le possiede, ma sono loro a riconoscerlo come tale. È un’appartenenza molto più intima e profonda perché è personale, non giuridica o formale. Il Pastore e le pecore si appartengono l’un l’altro. 
Il buon Pastore guida. Guida verso la vita: sono venuto perché abbiano la vita e la vita in abbondanza. Condurre, governare è un servizio alla vita. Commenta J. Ratzinger: «l’uomo vive della Verità e dell’essere amato, dell’essere amato dalla Verità. Ha bisogno di Dio, del Dio che gli si avvicina e gli spiega il significato della vita, indicandogli così la via della vita. (…) Chi gli dà questo, gli dà la vita in abbondanza». Ma la vita non si realizza solo nel rapporto io-tu con il Pastore e senza i fratelli. L’azione del buon Pastore non si limita alle pecore del recinto, ma cerca e raduna anche quelle disperse. Direbbe Francesco che anche il buon Pastore è tale se è sempre "in uscita” e non si perde a fare i bigodini alle poche pecore che gli girano appiccicosamente attorno. Un insegnamento sempre valido.


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