Dieci anni (2005-2015)

   Un uomo di Dio un giorno mi ha detto che il Vangelo non è un ideale, ma una radice e che non esistono schemi predefiniti, ma solo delle dinamiche di vita. L'ideale conquista solo la testa e accende la passione, ma può portare anche a fare danni. La radice è silenziosa e nascosta. 
Di ideali si può anche morire. In nome della libertà o della giustizia si possono anche ghigliottinare le persone. Ma il Vangelo non è un’ideale e l'evangelizzazione non è l'applicazione e il dispiegamento di uno schema strategico. Il Vangelo assomiglia di più a una radice che scende in profondità nella misura in cui la terra del cuore è morbida. Se il cuore è duro la radice resta fuori, all’esterno e l’albero cade. L’albero è l’esperienza cristiana. La dinamica è sempre quella dell'amore.
Nella vita non mancano i momenti in cui capisci che il passaggio interiore più impegnativo è quello della resa a Dio, della consegna di tutto te stesso anche quando ti sembra di avere già fatto tutto, di avere già dato tutto. Proprio nel momento in cui cominci a pensare così, il Signore ti chiama a compiere un passo ulteriore, un di più (l'ignaziano magis), in cui la radice chiede di scendere più in profondità dentro di te, anche se in quei momenti assomiglia di più a una spada a doppio taglio e fa male. Ma, come amava ripetere un altro uomo di Dio, chi non è disposto a patire, non imparerà mai ad amare veramente.
Per fortuna in questi dieci anni non mi è mai mancata la medicina della misericordia di Dio...




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