#quarantagiorni
Che le tentazioni durassero "per tutta la vita" era un pensiero che da piccolo un po' mi inquietava: ma come, mai un attimo di tranquillità? Che ansia! Ok la porta stretta, ma essere sempre sotto tiro non è così piacevole. Poi, un po' con gli anni, un po' con le battaglie, ho imparato a stemperare i toni più drammatici.
La sostanza, però, rimane quella. La vita cristiana comporta una lotta. Che ci vada bene o meno è così. Al di là delle possibili patologie (e chi ne esente...? Almeno una piccola nevrosi, se guardi bene, la trovi sempre), a ben vedere quel pensiero ansiogeno sembra in realtà trovare conferma proprio nel Vangelo: era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo (Lc 4,1-2). Luca sembra suggerire che quelle tre prove subite da Gesù e narrate all'inizio del Vangelo non vadano pensate come una specie di 'atto dovuto' per far capire a noi distratti lettori della domenica che Gesù era davvero il Figlio di Dio. Questo, il diavolo, lo sa meglio di noi. Le tentazioni non sono una quisquilia da niente che Gesù liquida con qualche citazione ben piazzata. Il diavolo non fa capolino alla fine dei quaranta giorni, ma gli sta alle costole. Guidato dallo Spirito e tentato dal diavolo. Questo ce lo fa sentire molto vicino. A volte non capita di sentirci proprio nello stesso frangente...? Guidati dallo Spirito, ma tallonati dal maligno...? E' proprio vero che Gesù ha condiviso in tutto la nostra debolezza. Lotta inclusa.
Certo, a differenza di Gesù per noi le tentazioni - quelle vere - non si manifestano mai in modo così 'clamoroso'. Il diavolo non perde tempo a portarci sul pinnacolo del tempo. Tanto sa già che basta molto meno. Uno sguardo, una parola, un gesto, un clic del mouse. Le tentazioni sono sempre 'discrete'. La sfida è di filetto più che di 'clava' (il copyright della clava è di Papa Francesco). L'anello debole del racconto sono i compiti per casa: Gesù ha resistito bene e ne è uscito vittorioso. Noi spesso un po' meno. Siamo intelligenti e vediamo la tentazione, ma ci applichiamo poco, come dicono le maestre a scuola. Il problema è che ci mettiamo persino a discutere con il diavolo pensando - con un'abbondante dose di ingenuità - di fare come Gesù. I padri spirituali lo chiamano 'dialogo', a cui di solito segue il 'consenso'. E il gioco è fatto. Talvolta arriva una faticosa vittoria ai punti. Ma anche lì è sempre la grazia a precedere ogni mossa. D'altra parte è giusto così. In fondo tutto è grazia. Anche le tentazioni. L'importante è saperle riconoscere. Possibilmente anche - se il budget lo consente - prevenirle.
La sostanza, però, rimane quella. La vita cristiana comporta una lotta. Che ci vada bene o meno è così. Al di là delle possibili patologie (e chi ne esente...? Almeno una piccola nevrosi, se guardi bene, la trovi sempre), a ben vedere quel pensiero ansiogeno sembra in realtà trovare conferma proprio nel Vangelo: era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo (Lc 4,1-2). Luca sembra suggerire che quelle tre prove subite da Gesù e narrate all'inizio del Vangelo non vadano pensate come una specie di 'atto dovuto' per far capire a noi distratti lettori della domenica che Gesù era davvero il Figlio di Dio. Questo, il diavolo, lo sa meglio di noi. Le tentazioni non sono una quisquilia da niente che Gesù liquida con qualche citazione ben piazzata. Il diavolo non fa capolino alla fine dei quaranta giorni, ma gli sta alle costole. Guidato dallo Spirito e tentato dal diavolo. Questo ce lo fa sentire molto vicino. A volte non capita di sentirci proprio nello stesso frangente...? Guidati dallo Spirito, ma tallonati dal maligno...? E' proprio vero che Gesù ha condiviso in tutto la nostra debolezza. Lotta inclusa.
Certo, a differenza di Gesù per noi le tentazioni - quelle vere - non si manifestano mai in modo così 'clamoroso'. Il diavolo non perde tempo a portarci sul pinnacolo del tempo. Tanto sa già che basta molto meno. Uno sguardo, una parola, un gesto, un clic del mouse. Le tentazioni sono sempre 'discrete'. La sfida è di filetto più che di 'clava' (il copyright della clava è di Papa Francesco). L'anello debole del racconto sono i compiti per casa: Gesù ha resistito bene e ne è uscito vittorioso. Noi spesso un po' meno. Siamo intelligenti e vediamo la tentazione, ma ci applichiamo poco, come dicono le maestre a scuola. Il problema è che ci mettiamo persino a discutere con il diavolo pensando - con un'abbondante dose di ingenuità - di fare come Gesù. I padri spirituali lo chiamano 'dialogo', a cui di solito segue il 'consenso'. E il gioco è fatto. Talvolta arriva una faticosa vittoria ai punti. Ma anche lì è sempre la grazia a precedere ogni mossa. D'altra parte è giusto così. In fondo tutto è grazia. Anche le tentazioni. L'importante è saperle riconoscere. Possibilmente anche - se il budget lo consente - prevenirle.

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