Brace ardente
La fede pasquale comporta un nuovo inizio, un ricominciare daccapo.
L'esperienza della fede non si riduce alla scelta di credere presa una volta per sempre.
Non dipende tutto da noi (anche se praticamente sempre vorremmo fosse proprio così...).
"La prima cosa che è chiesta all'uomo non è di amare Dio, ma soltanto di ricordarsi che Dio l'ama". (O. Clément).
D'altra parte, i racconti evangelici delle apparizioni insistono tutti sull'iniziativa del Signore. E' Lui che riapre i giochi, irrompendo nuovamente nella vita dei suoi discepoli in una modalità di presenza singolarissima. Ma anche indicando i segni e i gesti attraverso i quali riconoscerlo, rispettando i lunghi tempi per attraversare ancora una volta il mare dell'incredulità e della durezza del cuore.
Io vado a pescare (Gv 21,3).
Dopo la grande delusione Pietro tenta di tornare alla normalità.
Alle cose di prima. Alle cose di sempre.
Come se quell'incontro con il falegname di Nazaret diventato rabbino, un incontro che aveva cambiato tutto e lo aveva spinto a lasciare la barca, la casa e gli affetti semplicemente non ci fosse mai stato. Il cuore reagisce più o meno sempre così. Questione di sopravvivenza.
Ma proprio quando si è consumata la scelta di archiviare quella parentesi, accade l'imprevisto: un incontro insperato. E dopo che ci si è ritrovati ancora una volta insieme, Gesù chiede a Pietro di sigillare un nuovo patto, fondato sull'amore e sul perdono. Solo così Pietro poteva diventare il primo tra i pescatori e i pastori: custodendo nel cuore la memoria - ardente come la brace - di quella misericordia con la quale è stato amato proprio per primo. Il resto, cosa importa?
L'esperienza della fede non si riduce alla scelta di credere presa una volta per sempre.
Non dipende tutto da noi (anche se praticamente sempre vorremmo fosse proprio così...).
"La prima cosa che è chiesta all'uomo non è di amare Dio, ma soltanto di ricordarsi che Dio l'ama". (O. Clément).
D'altra parte, i racconti evangelici delle apparizioni insistono tutti sull'iniziativa del Signore. E' Lui che riapre i giochi, irrompendo nuovamente nella vita dei suoi discepoli in una modalità di presenza singolarissima. Ma anche indicando i segni e i gesti attraverso i quali riconoscerlo, rispettando i lunghi tempi per attraversare ancora una volta il mare dell'incredulità e della durezza del cuore.
Io vado a pescare (Gv 21,3).
Dopo la grande delusione Pietro tenta di tornare alla normalità.
Alle cose di prima. Alle cose di sempre.
Come se quell'incontro con il falegname di Nazaret diventato rabbino, un incontro che aveva cambiato tutto e lo aveva spinto a lasciare la barca, la casa e gli affetti semplicemente non ci fosse mai stato. Il cuore reagisce più o meno sempre così. Questione di sopravvivenza.
Ma proprio quando si è consumata la scelta di archiviare quella parentesi, accade l'imprevisto: un incontro insperato. E dopo che ci si è ritrovati ancora una volta insieme, Gesù chiede a Pietro di sigillare un nuovo patto, fondato sull'amore e sul perdono. Solo così Pietro poteva diventare il primo tra i pescatori e i pastori: custodendo nel cuore la memoria - ardente come la brace - di quella misericordia con la quale è stato amato proprio per primo. Il resto, cosa importa?
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