Il segno indelebile
Quando
noi diciamo che una persona «se n’è andata in cielo» intendiamo dire che è
morta. La salita al cielo la vediamo come un mistero che riguarda più la morte
che la vita. In realtà il senso dell’espressione è completamente e
sorprendentemente diversa se ascoltiamo davvero il Vangelo.
Il
mistero dell’Ascensione ci mette di fronte a tre punti fermi:
· il
primo è che Gesù, il Crocifisso risorto che è vivo, sale al cielo benedicendo i
discepoli vivono con grande gioia questa sua partenza.
·
Il
secondo è che salendo nei cieli, Gesù annuncia (riceverete) lo Spirito Santo, che abilita alla testimonianza.
·
il
terzo è che lui ritornerà.
Il
terzo punto di solito lo lasciamo un po’ lì in disparte. Ci galvanizza di più
la prospettiva di ricevere forza dallo Spirito Santo e di essere costituiti
testimoni di Gesù a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra. Anche qui è
interessante notare che non si salta subito dal locale al globale, da
Gerusalemme a tutti i confini della terra. Vengono citati anche i passaggi
intermedi, anche la Giudea e la Samaria, come a sottolineare che l’annuncio non
sarà una marcia trionfale e partirà dai luoghi anche meno facili per i
discepoli..
Gesù
torna in cielo. Ma come vi torna? È cambiato qualcosa o è tutto come prima?
Gesù
sale nei cieli portando con sé, nel suo corpo le pieghe e i segni dei chiodi,
cioè i segni indelebili della sua passione: però non più visti come richiamo
alla cattiveria degli uomini, ma come prova dell’immensità dell’amore di Dio
per gli uomini. Il ritorno del Figlio al Padre realizza il senso
pieno del mistero pasquale. Viene dal Padre e a Lui ritorna dopo aver per amore
affrontato e vinto la morte. In Gesù che ascende conosciamo compiutamente il
mistero dell’uomo chiamato a partecipare alla sorte del suo Signore, da qui il
senso della benedizione: Mentre li
benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Finalmente
liberi da ogni paura, figli nel figlio, i discepoli possono annunciare il suo
amore per ogni uomo. Il tono complessivo di questo congedo è quello delle
letizia, di una gioia grande, quella della Pasqua: poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia.
L’Ascensione allora in questa prospettiva segna
un nuovo inizio per l’esperienza credente, un inizio caratterizzato
dall’assenza della persona di Gesù, una assenza necessaria perché possa
inaugurarsi una nuova modalità di presenza di Dio alla sua Chiesa.
Una
modalità in cui tutti sono chiamati a dare il proprio contributo. Non anzitutto nel senso social e partecipativo, ma di adesione interiore con
il cuore alla vita di Gesù, perché la sua vita sia in noi.
Che
differenza ci sarebbe altrimenti tra una qualsiasi associazione o
organizzazione e la comunità cristiana? Il distintivo della vita da risorti è la gioia a motivo di una speranza che non delude. Mai
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