Con il cuore spezzato

“O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri...ladri, ingiusti, adulteri..." (Lc 18,11).
Verrebbe da dire: ma quel fariseo non si rendeva conto che la sua preghiera era completamente sballata?
Quante volte, guardando il comportamento di una persona dall’esterno viene spontaneo reagire così: "Ma quello/a non si rende conto che sbagliando...?". Eppure accade proprio così: quando si entra in una certa prospettiva diventiamo come ciechi e non ci rendiamo conto che stiamo andando fuori strada, cioè, che stiamo mettendo noi stessi al centro di tutto. A volte capita anche nelle conversazioni, in cui ci sono delle persone che non riescono a fare a meno a parlare sempre di se stesse, di quello che fanno o non fanno. Non è una questione morale. Accade che ad un certo punto ci si struttura così. In fondo al fariseo pare giusto pregare esaltando se stesso davanti a Dio e separandosi dal fratello (non sono come gli altri e neppure come questo pubblicano). E oggi accade spesso che uno si immagina tutto un mondo a partire da se stesso. 
Qualche anno fa – precisamente nel 2012 – Nicolò Fabi ha sintetizzato il nostro contesto sociale in una bellissima ed acutissima canzone, dal titolo Ego:

Tu non capisci la mia situazione 
Tu non rispetti la mia condizione 
Tu non ti sforzi non mi incoraggi 
Non accompagni mai nessuno dei miei viaggi 
Io non mi sento mai gratificato 
Io non mi sento mai realizzato 
Io sono sempre pronto a perdonare 
Io sono sempre pronto a rinunciare.
...
Io 
...
Sì, si chiama egomania 
la nuova malattia 
di questa società dell'io.

Non è possibile essere graditi a Dio (che non vediamo) separandoci dal fratello (che vediamo). Essere graditi a Dio è il senso profondo dell'essere giustificati. Siamo graditi a Dio quando l'umiltà agisce come 'emolliente' nel nostro cuore, che spesso si trova nella durezza a motivo di quel 'calcare' così ostinato che è l'abitudine al peccato...
Pregare significa chiedere la grazia di percepire la nostra miseria e di attingere così alla Sua infinita misericordia: Signore, Gesù Cristo, figlio di Davide, abbi pietà di me povero peccatore è la preghiera che nei monaci d’Oriente risuona di continuo e che riprende proprio le semplici parole del Vangelo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.
Nella preghiera non servono molte parole, ma molta umiltà. Solo così quelle semplici parole pronunciate da un cuore spezzato trapassano le nubi e raggiungono il cuore di Dio



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