qb
Lo sa chi ha una minima pratica con l'ambiente della cucina: la misura più usata non è sempre quella prevista dal ricettario, ma è il qb: "quanto basta". Quello che serve, nulla di più, nulla di meno. Lo stesso vale per la fede. La reazione dei discepoli che abbiamo appena, che sfocia nella richiesta Accresci la nostra fede! nasce dopo aver ascoltato alcuni ammonimenti di Gesù ci circa gli scandali.
All’inizio del cap. 17 di Luca troviamo scritto infatti che Gesù dice: È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Affermazioni in un certo senso vere anche se pesanti da accogliere, a cui segue un’istruzione sulla necessità di accordare sempre il perdono al fratello. Vedendo che Gesù alza l’asticella delle esigenze per essere suoi discepoli, possiamo bene capire che la richiesta degli apostoli vada nella direzione di chiedere un aumento della fede. Gli apostoli, però, restano di fatto dentro uno schema quantitativo che non è adeguato. Quando si parla di fede infatti non si tratta di chiederne molta. Ne basta un granello di senape, che è meno di foglietto di carta…Ma poco non vuol dire niente.
Questo è vero anche per la nostra vita. Non diciamo forse che ci basta avere almeno un briciolo di speranza per vivere? Noi viviamo di briciole e chi non ha nemmeno una briciola di fede non può riesce a vivere. Ecco perché la richiesta da una parte è vera e dobbiamo farla nostra: Signore, aumenta la nostra fede, soprattutto quando patiamo scandalo, quando la fiducia è incrinata, quando non sappiamo più se fidarci e di chi fidarci. Sì, aumenta la nostra fede, ma rendici anche umili e senza pretese.
Servi senza pretese. È questo il significato più profondo dell’espressione servi inutili. La parabola vuol far risaltare lo scarto tra il nostro comportamento umano e quello infinitamente misericordioso di Dio nei nostri confronti. Noi tendenzialmente ci collochiamo sempre sul piano del dovuto, non della gratuità: se paghiamo una persona non proviamo gratitudine nei suoi confronti perché appunto la paghiamo. E quando le cose vanno bene, ci può stare anche la gratitudine, se ci va. Ma non sempre accade questo. Noi ragioniamo così: ho pagato, quindi ho diritto a…
Ma il Regno di Dio segue un’altra logica, che è quella del padrone che si alza per servire i suoi servi. Così farà Dio con noi se non avremo pretese verso i fratelli e verso di lui ma se saremo semplicemente disponibili a fare ciò che ci viene chiesto senza pretese: abbiamo fatto quanto dovevano fare. Siamo servi senza pretese. E allora il nostro cuore sarà nella gioia e non nella tristezza e nella rabbia.
All’inizio del cap. 17 di Luca troviamo scritto infatti che Gesù dice: È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Affermazioni in un certo senso vere anche se pesanti da accogliere, a cui segue un’istruzione sulla necessità di accordare sempre il perdono al fratello. Vedendo che Gesù alza l’asticella delle esigenze per essere suoi discepoli, possiamo bene capire che la richiesta degli apostoli vada nella direzione di chiedere un aumento della fede. Gli apostoli, però, restano di fatto dentro uno schema quantitativo che non è adeguato. Quando si parla di fede infatti non si tratta di chiederne molta. Ne basta un granello di senape, che è meno di foglietto di carta…Ma poco non vuol dire niente.
Questo è vero anche per la nostra vita. Non diciamo forse che ci basta avere almeno un briciolo di speranza per vivere? Noi viviamo di briciole e chi non ha nemmeno una briciola di fede non può riesce a vivere. Ecco perché la richiesta da una parte è vera e dobbiamo farla nostra: Signore, aumenta la nostra fede, soprattutto quando patiamo scandalo, quando la fiducia è incrinata, quando non sappiamo più se fidarci e di chi fidarci. Sì, aumenta la nostra fede, ma rendici anche umili e senza pretese.
Servi senza pretese. È questo il significato più profondo dell’espressione servi inutili. La parabola vuol far risaltare lo scarto tra il nostro comportamento umano e quello infinitamente misericordioso di Dio nei nostri confronti. Noi tendenzialmente ci collochiamo sempre sul piano del dovuto, non della gratuità: se paghiamo una persona non proviamo gratitudine nei suoi confronti perché appunto la paghiamo. E quando le cose vanno bene, ci può stare anche la gratitudine, se ci va. Ma non sempre accade questo. Noi ragioniamo così: ho pagato, quindi ho diritto a…
Ma il Regno di Dio segue un’altra logica, che è quella del padrone che si alza per servire i suoi servi. Così farà Dio con noi se non avremo pretese verso i fratelli e verso di lui ma se saremo semplicemente disponibili a fare ciò che ci viene chiesto senza pretese: abbiamo fatto quanto dovevano fare. Siamo servi senza pretese. E allora il nostro cuore sarà nella gioia e non nella tristezza e nella rabbia.
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