Senza stancarsi

La notizia di queste settimane che ci ha fatto un po’ sognare è il sorprendente annuncio del presidente Obama circa la colonizzazione di Marte entro il primo decennio del 2030. Un annuncio dal sapore molto futuristico e che ci proietta – letteralmente – fuori dalla Terra. L’uomo non smette mai di sognare e di progettare ambiziosamente nuove conquiste. Non capita anche a noi che, ottenuta una cosa, ne vogliamo subito un'altra? Si chiama dinamica del desiderio e noi siamo fatti di desideri. Abbiamo sempre mille desideri, perché il nostro cuore cerca sempre novità. Non ci sorprende quindi, che se da una parte non ci stanchiamo mai di sognare e di desiderare, dall’altra ci stanchiamo subito di pregare.
Ecco perché Gesù ha raccontato questa parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai (cfr. Lc 18,1-8). La prima cosa da dire rispetto a questa parabola è che non va interpretata in modo troppo semplice e diretto, come se – per capire il senso della necessità di pregare sempre, senza stancarsi - bastasse sostituire i personaggi: la vedova saremmo noi e Dio il giudice disonesto. Non è proprio così perché la preghiera non è un importunare Dio o un dare fastidio a Dio anche se talvolta può assumere questa forma, almeno in certe circostanze. In ogni caso la preghiera non è immaginabile come un “fare stalking” a Dio perché corrisponda alle nostre attese. Anche perché questo è il modo migliore per perdere la fede: ma perché Dio permette il male? Perché Dio permette i terremoti, ecc…
Più interessante è invece metterci in un’altra prospettiva, cioè capire cosa vuol dire chiedere giustizia a Dio. La vedova chiede al giudice disonesto: Fammi giustizia contro il mio avversario. E Gesù commenta: Dio farà loro giustizia prontamente. Che cos’è questo fare giustizia? E chi è questo misterioso avversario? Fammi giustizia si può tradurre con:
Rendimi giusto davanti a Te nei confronti dell’avversario che trama contro di me. Perché l’avversario vuole che io non creda più in te e nella tua giustizia.
Desidero diventare giusto davanti a Te, davanti al quale alzo le mani senza stancarmi, come Mosè (prima lettura).
Desidero la tua giustizia, Signore e voglio ardentemente – giorno e notte – collaborare al tuo progetto di giustizia perché venga il tuo Regno.
È il senso delle parole del Padre nostro: sia fatta la tua volontà, venga il tuo Regno.
Fammi giustizia vuol dire tutto questo. E questo è il senso della parabola e della preghiera cristiana. La preghiera è il termometro della fede perché ci si stanca presto di pregare e la domanda finale di Gesù è drammatica proprio in ordine a questa stanchezza: Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? Troverà ancora qualcuno disposto a perdere tempo per pregare…? Non dobbiamo scoraggiarci di fronte ai fallimenti e alle fatiche. Gli antichi monaci del deserto dicevano che non è grande chi non cade mai, chi non ha mai distrazioni o chi non subisce mai tentazioni, ma chi dopo essere caduto trova la forza per rialzarsi e continuare a pregare.

La preghiera in fondo è questo, uno stare davanti a Dio gratuitamente, senza temere mai di non essere degni di stare alla sua presenza. L’avversario, il nemico non vuole altro che questo: tenerci distanti da Dio e dal suo calore e lasciare il nostro cuore nell’aridità e nella tristezza. Non diamola vinta al nostro nemico, ma lottiamo per tenere la posizione. Lui si farà sentire prontamente.


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