Sperare per tutti

Per un’antica tradizione della Chiesa occidentale la festa di tutti i santi è stata collegata alla commemorazione di tutti i fedeli defunti. Il senso di questa ‘operazione' liturgico-pastorale va nella direzione di collegare, in occasione del cambio di stagione e l'approssimarsi dell’inverno, il ricordo dei propri cari in relazione alla presenza dei santi nella vita dei credenti.  Si tratta di un modo per esprimere in fondo un messaggio positivo, cioè la convinzione che non siamo soli e che il Signore ci accompagna in ogni passo del cammino.
Nella tradizione orientale - invece - la festa dei Santi viene subito dopo la domenica di Pentecoste, quindi sostanzialmente in primavera inoltrata e all’approssimarsi dell’estate. Il motivo teologico di questa collocazione è decisamente più evidente: è lo Spirito Santo che dona alla chiesa la santità e fa fiorire all'interno della comunità credente i molti semi di santità.
Questa differenza di tradizioni (e di motivazioni) fa pensare. Di fatto non è un segreto che la Chiesa occidentale abbia tentato di ‘cristianizzare’ l'antica ricorrenza celtica tipica dei paesi del Nord Europa per il ricordo dei defunti e l'allontanamento degli spettri. Un tentativo riuscito per lunghi secoli e che oggi vacilla sotto i colpi di un vasto 'sisma' culturale e sociale. Furono i monaci cristiani che per evangelizzare i popoli nordici introdussero al primo novembre la festa dei Santi proprio per dare una visione cristiana del mondo dei morti, non come regno degli spettri, scheletri e fantasmi, ma come il mondo nuovo della Gerusalemme celeste. I redenti sono coloro che hanno raggiunto pienamente la vita grazie a Cristo e ora intercedono per noi. E la pagina delle beatitudini di Matteo che si legge nella liturgia ricorda proprio questo.
Oggi che sono tornati gli spettri, per i credenti rimane motivo di speranza la grandiosa visione di coloro che vengono dalla grande tribolazione e che sono associati al Vivente che è il Signore Gesù.
Chi crede non teme il mondo degli spiriti, ma forse oggi più che accontentarsi di una confortante rassicurazione (buona solo per chi già crede). Serve piuttosto una rinnovata evangelizzazione, facendosi umili discepoli e testimoni di una speranza che è tale perché è vera per tutti e non solo per chi crede.


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