Viene la gioia

Dopo una certa latitanza forzata per impegni vari, "recupero" condividendo almeno in parte qualche spunto di riflessione sul Natale.

Anzitutto si tratta di cogliere la differenza - nemmeno tanto sottile - che esiste (e se non ce ne accorgiamo è già un problema...!) tra il fare festa e l'essere nella gioia. Se lasciamo risucchiare anche il silenzioso e delizioso incanto della natività nel vortice del nostro bisogno di "fare festa" (a tutti i costi..) rischiamo di perderne anche il senso. 

Quando accogliamo il sogno di Dio e lasciamo che diventi e che prenda forma da esso una storia - "la mia storia con Gesù" - allora le cose cambiano. Sì, perché Dio può avere i suoi sogni ed indicarceli anche con dei segni, ma se non arriva il nostro "Sì" (la campagna referendaria è passato remoto...) non se ne fa nulla. Se quella storia non diventa una relazione non avrà mai l'incanto di una storia vera, ma solo il sapore effimero di un amore che non dura...

Quando noi diciamo “io credo in Dio” a volte lo diciamo senza tener conto fino in fondo del mistero dell’Incarnazione e del cammino di sequela dietro a Gesù che la sua persona ‘accende’ e rende possibile. Nel mistero del Natale noi contempliamo un Dio che sceglie di raccontarsi in una storia e di consegnarsi nell'umanità di Gesù. Dio si è raccontato nell'umanità di Gesù, nella vita vissuta da Gesù, dai suoi incontri, dalle sue parole e dai suoi gesti... È l’umanità di Gesù che consente proprio che si realizzi questa storia di alleanza e questo è motivo di grande stupore e di grande silenzio. Un silenzio adorante. Questo rende il cristianesimo unico rispetto a tutte le altre religioni…!

«Egli viene e con lui che viene, viene la gioia.
Se lo vuoi ti è vicino. Ti parla anche se non gli parli;
se non l'ami, ti ama ancora di più.
Se ti perdi, viene a cercarti;
se non sai camminare, ti porta.
Se tu piangi, sei beato per lui che ti consola»


(don Primo Mazzolari)



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