"Silence": un racconto o una tesi?
Ieri sera finalmente sono riuscito a vederlo anch'io.
Ne parlavano in molti. Avevo letto qualcosa che mi aveva incuriosito.
Vederlo, però, ha acceso altre domande e mi ha lasciato un senso di inquietudine.
Anzitutto mi sono chiesto che cosa avrei fatto io al loro posto...
Poi mi sono chiesto quale fosse l'obiettivo del regista rispetto al romanzo di Endo: cosa voleva comunicare Scorsese?
Che la vera fede è quella "nascosta" e senza segni...? Che quei poveri contadini "Kristahn" erano morti invano?
Mi piacerebbe capirlo...
In ogni caso, piaccia o no, è un film da vedere. Anche perché pone domande vere.
Ne parlavano in molti. Avevo letto qualcosa che mi aveva incuriosito.
Vederlo, però, ha acceso altre domande e mi ha lasciato un senso di inquietudine.
Anzitutto mi sono chiesto che cosa avrei fatto io al loro posto...
Poi mi sono chiesto quale fosse l'obiettivo del regista rispetto al romanzo di Endo: cosa voleva comunicare Scorsese?
Che la vera fede è quella "nascosta" e senza segni...? Che quei poveri contadini "Kristahn" erano morti invano?
Mi piacerebbe capirlo...
In ogni caso, piaccia o no, è un film da vedere. Anche perché pone domande vere.
«Mokichi era forte... come un virgulto forte. Ma un virgulto debole come me non crescerà mai, qualunque cosa si faccia.» Sembrava avvertire che il mio era stato un rimprovero severo perché con un’espressione da cane bastonato si è dato un’occhiata alle spalle. Eppure non avevo detto quelle parole con l’intenzione di rimproverarlo; cercavo solo di dare forma a una mesta riflessione che mi si faceva strada nella mente. Kichijiro aveva ragione quando diceva che non tutti gli uomini sono santi o eroi. Quanti dei nostri cristiani, se solo fossero nati in un’altra epoca anziché in questa di persecuzione, non avrebbero mai dovuto affrontare il problema dell’apostasia o del martirio, ma avrebbero vissuto vite santificate dalla fede fino all’ora della morte. «Non ho dove andare. Sto solo vagando per le montagne» si è lamentato Kichijiro. Un sentimento di pietà mi si è gonfiato in petto. Gli ho ordinato di inginocchiarsi e, obbedendo al mio comando, si è piegato tremante sulle ginocchia sino a terra. «Desideri confessarti per Mokichi e Ichizo?» gli ho chiesto. Gli uomini nascono divisi in due categorie: i forti e i deboli, i santi e i comuni mortali, gli eroi e coloro che li rispettano. In tempi di persecuzione i forti vengono bruciati tra le fiamme e affogati in mare; ma i deboli, come Kichijiro, conducono una vita da vagabondi nelle montagne. Quanto a te (ora mi rivolgevo a me stesso) a quale categoria appartieni?
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