Liberi e fragili

Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33) è un appello a non portarsi dietro inutili pesi, ad esempio se stessi.

In gioco non c'è la solita e ritrita questione della coerenza del cristiano rispetto all'uso dei beni, ma della libertà interiore. E prima di lanciarsi a spada tratta in una difesa ad oltranza della divina provvidenza nell'era del trasporto via droni, è meglio cogliere la portata del testo, perché Gesù utilizza due immagini molto suggestive (l'erba del campo e gli uccelli del cielo) per indicare che siamo liberi e fragili. Eppure il Padre scommette su di noi. 

L'insistenza di Gesù (il non preoccupatevi ripetuto tre volte) è volta non tanto ad incentivare uno stile di vita vita da ingenui o sprovveduti, quanto piuttosto ad aprire gli occhi.
Non è in gioco il proprio outfit (tra l'altro ormai siamo fuori tempo massimo per fare gli hippies), quanto la ricerca smodata di se stessi: lasciate perdere. Non ne vale la pena. 
Non affannatevi per la propria vita: certo che la vostra vale più di quella degli uccelli, ma è esposta alla stessa fragilità. Sarete liberi come loro di volare nella vita solo quando la smetterete di cercare voi stessi e cercherete piuttosto Dio e il suo regno.

La ricerca della felicità (tema tanto evocativo per il cuore, quanto ambiguo ed ingannevole) non è una partita diversa dalla ricerca della giustizia del Regno. E invece di perdere energie nella sterile contabilità esistenziale della vostra vita, riguardo ai traguardi raggiunti o non raggiunti, a quello che abbiamo fatto o non fatto e avremmo potuto (o dovuto) fare o non fare, tracciando bilanci che hanno più che altro il sapore della sconfitta e della delusione, alzate lo sguardo libero di chi sa che c'è un Padre che si prende cura di noi. E dato che non possiamo aggiungere nemmeno un'ora in più alla nostra vita, garantiamone la qualità e custodiamo il cuore libero da tutto ciò che può avvelenarlo e rattristarlo.
E questa è sapienza di vita, prima che annuncio del Regno.



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