Corpo a corpo
Il tempo della Quaresima è il tempo della
leggerezza, non della tristezza!
Leggerezza non significa superficialità, ma è un invito all'agilità, come sono agili gli atleti. Non a caso l'olio con cui si cospargevano gli atleti per rendere il loro corpo più sfuggente alla presa dell'avversario è stato scelto nella simbologia dell'iniziazione cristiana per esprimere la consapevolezza che la lotta con il maligno non è immaginaria, pura fantasia, ma comporta un vero corpo a corpo.
Il racconto delle tentazioni che Gesù vive nel deserto,
sospinto dallo Spirito, ci ricorda anzitutto che la vita cristiana è
una lotta e che il divano è concesso solo come una breve pausa. La
dinamica delle tentazioni allestita dal maligno riguarda gli ambiti fondamentali della nostra vita, cioè i bisogni e le relazioni.
Gesù
si rifiuta di mettere alla prova Dio. Noi invece amiamo metterci continuamente
alla prove, ingaggiare sfide ecc. Ad esempio, una delle ultime tendenze è
mettersi alla prova dal punto di vista psicologico oltre che fisico, come
avviene nella Spartan Race, una
competizione di 24 ore in grado di mettere alla prova i concorrenti anche dal
punto di vista psicologico, oltre che fisico. Ma anche questa è vanità.
In fondo è come se inventassimo continuamente nuove sfide per sfuggrie alla presa dell'unica vera lotta che conta: quella contro noi stessi. Siamo noi il principale avversario contro cui lottare e il maligno lo sa bene, per questo accarezza sempre il nostro ego prima si sferrare i suoi colpi.
Siamo chiamati a relazionarci con Dio e con gli altri con la
nostra creaturalità. Dobbiamo continuamente fare i conti con i limiti senza
cadere né nella presunzione né nella disperazione.
Non siamo arbitri della
nostra vita, ma possiamo attraversare il deserto della prova sapendo che la
cura di Dio per noi non viene mai meno. Lui è fedele per sempre.
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