L'amico ritrovato

Chi ci separerà dall'amore di Cristo? 
Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rm 8.35.38-39).

L'ultima grande pagina della catechesi battesimale di Giovanni nel ciclo liturgico dell'anno A è il racconto degli amici di Gesù: Marta, Maria e Lazzaro (cfr. Gv 11,1-43). 
E' un racconto in cui la tenerissima umanità del cuore di Gesù, che ama, prova compassione e piange (guarda come lo amava!) si coniuga con la potenza di risurrezione e di vita che manifesta la sua divina sovranità sulla malattia e sulla morte: io sono la risurrezione e la vita.
L'amore del Signore è talmente forte che non lascia marcire nel sepolcro il suo amico Lazzaro. 
E' lo stesso Amore che si mette sulle nostre tracce (andiamo da lui!), quando le malattie del nostro cuore ci avvelenano al punto di rinchiuderci nei sepolcri che spesso ci costruiamo da soli.
E' lo stesso Amore che arriva a dare la Sua vita al posto nostro: si infilerà Lui nel sepolcro al posto nostro perché attraverso la Sua morte noi possiamo ritornare a vivere da risorti.
Nessuna malattia e nessuna morte è più forte di questo legame.
Eppure, facciamo fatica a crederci e siamo avvolti dai soliti dubbi e dalle solite domande da spettatori mai trafitti dal dolore ("Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?").
Eppure, nonostante tutto, l'Amore si ostina a morire per noi.
Forse perché sa che solo così può guarire anche i cuori più induriti.



Centro Aletti, Risurrezione di Lazzaro - dettaglio

Cappella delle Suore di Gesù Buon Pastore
Roma - Italia
Novembre 2011

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