La cura per i dettagli

Non c'è dubbio su questo. Gesù aveva la capacità di parlare ai suoi discepoli facendoli sentire unici, ma non individualisti. 
Dicendo loro: Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri (Mt 10, 31) si rivolgeva a tutti e a ciascuno nella sua unicità. Nessun appello alle "masse". Guardando ai suoi non aveva in mente di formare degli impavidi "araldi del Vangelo", ma un piccolo gregge capace di vivere quello stesso affidamento che Lui viveva costantemente con il Padre. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, lo abbiamo sentito dire qualche giorno fa.
E tutto questo per dire una cosa sola: "Tu vali per Lui, che ha cura di te, di ogni fibra del corpo, di ogni cellula del cuore: innamorato di ogni tuo dettaglio" (E. Ronchi). La cura dei dettagli, quando non è una patologia ossessiva, è il segno di un amore capace di fedeltà, resistenza e forza.
Solo lo sguardo semplice di Gesù sapeva cogliere i dettagli per far risuonare la buona notizia del Padre. Non per trasformare le terrazze in amboni, ma per cogliere ogni occasione per raccontare la cura del Padre per ogni creatura.
Per questo, mi sarebbe piaciuto un punto di domanda alla fine della lirica di Giorgio Caproni, scelta dal MIUR per la prima prova della maturità 2017:

Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: “Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra”.



Un semplice punto di domanda che avrebbe trasformato la parola del poeta - forse un po' troppo duro verso l'umanità (come può essere bella la terra senza l'uomo?) - nell'eco di un'altra Parola: Che cos'è l'uomo, perché te ne curi...?
Questione di dettagli. O forse no.



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