Questioni di eredità
La serie di parabole
che esprimono il dialogo-scontro tra Gesù e le
autorità religiose di Israele (cfr. 21,28-22,14), raccontano della reazione di sostanziale rifiuto nei confronti non solo della
predicazione di Gesù, cioè dei contenuti, ma della persona stessa di Gesù.
Il contesto narrativo è altamente drammatico a motivo dell'imminente decisione di eliminare Gesù.
Perché
dopo la sua trionfale entrata a Gerusalemme si esaspera il confronto con i
capi della nazione? Gesù aveva scacciato venditori e cambiavalute dal tempio e
soprattutto aveva guarito ciechi e zoppi, persone che, secondo l’indicazione
del re Davide (cfr. 2 Sam 5,8), non potevano accedere al tempio. Stava smontando
il sistema religioso che si reggeva attorno al culto nel tempio di Gerusalemme
perché ormai aveva perso la sua funzione di porta del cielo ed era un sistema
chiuso in se stesso.
La
parabola dei vignaioli assassini, conferma ancora una volta l'abilità narrativa del rabbì di Nazaret, capace di stanare i suoi ascoltatori e di spiazzarli. I capi di Gerusalemme che sono dei ricchi proprietari di terreni che si
trovano in Galilea e non era infrequente che ogni tanto dei contadini di
ribellassero. Ma qui la ribellione diventa omicidio: i
vignaioli si ribellano e uccidono il figlio del padrone.
Rispondendo Quei malvagi, li farà morire
miseramente, gli ascoltatori pensano di incastrare Gesù come sovversivo, ma in realtà firmano la loro stessa condanna.
Gesù
non è un "paladino" dei poveri, ma è venuto a smascherare il segreti dei cuori.
In quel figlio ucciso c’è l’annuncio della propria morte da innocente. Nella morte dell'erede non c'è vendetta. Dio non è vendicativo come il padrone della vigna, cioè come gli uomini ,e offre a
tutti la possibilità del perdono. A ciascuno spetta saperla cogliere e
non lasciarsela sfuggire.
Eppure spesso il nostro
guardare al Figlio non è forse appiattito sulle pretese
che avanziamo, senza poter mai aver sentore della bontà di quell’amore che in
Lui ci viene donato? Qualcuno ha osservato che l’amore di Dio non risponde al buon senso, non è contenuto
nei limiti del giusto; è proprio folle, folle come quel padrone che, dopo aver
visti picchiati e scacciati i suoi servi, non teme di mandare il suo unico
figlio. Lui, almeno, lui sì che non deluderà le sue attese, Lui sì resterà
sempre testimone di quell’amore folle proprio nel subire la morte e poter
riscattare, con la sua risurrezione che lo rende pietra angolare per tutti, la
malvagità di quei contadini, che è immagine della malvagità di cui è capace il cuore umano non ancora guarito.
Ma l'amore di Dio è fedele e tenace oltre ogni resistenza. Per questo è affidabile.
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