La cura e la casta
Difficile non notarlo. Dalle letture liturgiche di questa domenica emerge con forza il contrasto tra il modo con cui Paolo racconta la sua presenza in mezzo alla comunità di Tessalonica (amorevoli in mezzo a voi...affezionati a voi..avremmo desiderato trasmettervi non solo il Vangelo, ma la nostra stessa vita...ci siete diventati cari) e l'algida distanza che separa i farisei dalla gente. Quasi il ritratto della famigerata "casta", a cui ci ha abituato un certo giornalismo di denuncia.
A fronte di un giudaismo che si è chiuso in se stesso, trasformando la ricchezza della Torah in una siepe di precetti molto umani (613 'mitzvot', una per ogni osso del corpo e giorno dell'anno), Gesù ricorda a tutti come sono cambiate le relazioni dopo l'annuncio del Regno: un solo Padre, un solo Maestro, una sola Guida. Il resto sono solo contraffazioni buone solo per chi non ha gli occhi ben aperti.
Gesù non cerca clienti, non si propone mai come "guida spirituale". Certo, la sua chiamata è autorevole (Seguimi), ma è sempre rispettosa della libertà (Se qualcuno vuol venire dietro a me...).
Il Regno di Dio non è questione di cibo e nemmeno di filatteri. Se è facile allungare quelli, molto più impegnativo è allungare la tavole e condividere il cibo con i più poveri. Noi uomini siamo specialisti dell'apparire. Ma il Padre - almeno Lui - non guarda le apparenze.
Il Regno di Dio è cambiare il cuore.
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