Solo l'amore rimane

L'ultima parabola del cap. 25 di Matteo, più che minacciare il "giudizio finale", è una pagina che invita a tenere gli occhi aperti, ma soprattutto il cuore largo.
"Quando mai, Signore..." nella bocca dei giusti non suona come un goffo tentativo di giustificazione, ma come lo stupore di fronte ad un amore che si è vissuto con naturalezza istintiva.
D'altronde, chi ama non fa calcoli. Ecco perché vengono chiamati "Giusti", al di là di ogni appartenenza religiosa, come vengono ricordati nello Yad Vashem a Gerusalemme.
I "giusti" sono coloro che hanno reso gloria a Dio in modo semplice e naturale (la naturalezza della carità), sia in gesti apparentemente banali (come offrire un bicchiere di acqua fresca), sia attraverso gesti più consistenti, quali occasioni di condivisione con Gesù attraverso suoi fratelli.
Di questi giusti si dice: «Benedetti dal Padre mio», mentre degli altri «Via, lontano da me, maledetti» e basta. Non si dice: «Maledetti dal Padre mio», perché Dio non maledice nessuno! Chi non vive la carità non è condannato da Dio, ma si autoesclude da solo, perché Gesù riconosce solo chi ha amato nella sua vita. 
Questa parabola sul giudizio finale non è costruita per farci venire l’angoscia, ma per mostrarci come vivere qui e ora, ovvero "vivere la nostra vita nella compagnia con lui che si è fatto servo per mostrare la grandezza dell'amore del Padre per i suoi figli" (E. Citterio).



Commenti

Post popolari in questo blog

Con rinnovato stupore

Lo zappatore

Come sentinelle nel cuore della notte