Il nome di Dio
Come posso io
Non celebrarti vita?
Oh vita
Oh vita
Così canta (e gorgheggia) il rapper nazionale, ormai giunto anche lui all'età adulta. Eppure ancora capace di stupore e di meraviglia. Quello stupore e quella meraviglia che forse talvolta rischia di evaporare nelle lunghe e frettolose giornate di noi uomini e donne figli di un tempo malato di ansietà. Eppure anche quest'anno ci raggiunge un annuncio consolante e soprattutto gioioso: Dio ha scelto proprio la vita come "luogo" per manifestarsi: In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini. Ogni vita umana che nasce porta con sé una luce, una promessa. La promessa di un futuro buono. Nascendo come qualsiasi altro bambino, Gesù porta con sé una promessa di futuro che non teme di restare nascosta, inosservata, marginale.
Il seme di Dio nasce senza che nessuno se ne accorga. Il nome di Dio è Emmanuele, che significa "il Dio-con-noi", che cammina con noi e che pianta la sua tenda in mezzo a noi: E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. In un'umanità sempre più divisa e disuguale, Lui sceglie di farsi non uno qualsiasi, ma uno dei più deboli e fragili.
Alla poesia del Natale occorre far valere come pendant il realismo di un'Incarnazione fatta di mangiatoia, paglia, freddo e precarietà. La vita di Dio non è vita e basta, ma è vita donata. Per i più poveri e per i più deboli. E questo ci è troppo scomodo. Come le foto dei migranti. Vorremmo la poesia del Natale senza la storia. Ma il Dio cristiano è fatto così. E' allergico al marketing dei buoni sentimenti. Gli basta trovare un po' di accoglienza, come ha ben intuito Maria. Il suo "Regno" di giustizia e di pace non dispone di eserciti e di aviazione, ma solo della collaborazione di tutti. O almeno di quanti ci tengono ancora a quella cosa che chiamiamo vita.
Buon Natale!
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