Sguardi

Una cosa è certa: Giovanni Battista e Gesù erano talmente liberi da se stessi che non inciampavano nelle gelosie tipiche degli uomini. 
Nessuno dei due ha mai pensato di rubare dei followers all'altro.
Nessuno dei due ha voluto qualcosa per sè. Nemmeno i discepoli.
Il primo, vedendo passare l'Agnello di Dio e fissando lo sguardo su di lui, non ha indugiato a riconoscerlo a voce alta. E vedendo i suoi due discepoli cambiare maestro, non ha fatto scenate. Giovanni è testimone della Luce fino in fondo, senza mai approfittare della sua credibilità per trattenere presso di sè le persone. 
Il secondo, a sua volta, osservando che essi lo seguivano, compie un gesto di attenzione (si voltò) e al tempo stesso chiede loro chiarezza («Che cosa cercate?»). Quasi a dire: Perché mi seguite? Da quale desiderio siete spinti? Cosa pensate che accada? E' una domanda che da una parte accoglie e dall'altra pone una sorta di "distanza" tra l'iniziativa di quei giovanotti di farsi discepoli del carpentiere venuto da Nazaret.
E vedendo Andrea portare suo fratello Simone, fissando lo sguardo su di lui, Gesù esprime la tenerezza e la compassione misericordiosa che dona una nuova identità e un nuovo compito («Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro).
Ogni vocazione è una nuova creazione.


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