L'altra Pasqua

Nella penna di Giovanni, i primi versetti del racconto della risurrezione non esprimono un’esplosione di gioia. Alludono quasi ad una raccolta di segni: il sepolcro vuoto, il sudario, i teli...
Nessun angelo, nessuna apparizione, nessun annuncio. 
Solo un'intuizione folgorante tocca il cuore del "discepolo prediletto": e vide e credette. Si tratta di una forma particolare di aoristo che potrebbe essere tradotto anche così: e vide e iniziò a credere. La fede può darsi in alcuni casi come un’intuizione folgorante. Normalmente, però, è un eterno ricominciare a credere. A volte ci si stanca, ci si perde. Poi si ricomincia. Ma il Signore della vita ha più tempo di noi.
E vide e credette indica quindi più un’eccezione che una regola. I vangeli non tacciono la fatica dei discepoli a riconoscere Gesù risorto. Rispecchiano la fatica di credere. Suggeriscono piuttosto lo spazio di un cammino, lampi di luce pasquale in un cielo capace di contenere insieme il grigio del venerdi santo e l'azzurro di quell'ottavo giorno che un giorno arriverà. 
Solo in quel giorno tutte le incomprensioni, le tristezze e le amarezze saranno raccolte nell'abbraccio di Luce.
Nella paziente attesa di questa Pasqua "altra" ed ultima, per quello che dipende da noi cerchiamo di essere lievito buono che fa fermentare la pasta.



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