Seeds and chips
Innovazione, tecnologia, sosteninbilità, bio...
Il nostro linguaggio quotidiano è ormai pervasivamente "abitato" da un lessico molto particolareggiato. Ci stiamo abituando a vivere come se fossimo esclusivamente noi gli unici protagonisti del pianeta. Salvo poi ogni tanto renderci conto che non è proprio così...il nostro sguardo è molto interessato a ciò che ci può servire, meno a ciò che non è "utile" o - orribile neologismo - "spendibile".
Gesù invece era un osservatore attento: osservava la natura, ne conosceva e i ritmi e i tempi (prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga). Non era un cantore ingenuo e sprovveduto dei frutti della terra, ma un contemplativo innamorato del Regno del Padre.
Racconta del destino dei semi del Regno. Semi non geneticamente, ma evangelicamente modificati: come quel puntiforme infinitesimale seme di senape, capace di crescere fino a tre metri rami, offrendo dei rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra.
Nel linguaggio biblico gli uccelli del cielo sono simbolo dei popoli della terra e l'ombra è segno di accoglienza e di vita, riparo dalla calura del sole e del deserto. Sono immagini di vita e di umanità solidale.
Ciò che conta non è la piccolezza del seme, ma la sua capacità di crescita.
Inaspettata. Sproporzionata. Gratuita.
Come quella carità che dilata il cuore dell'uomo saggio che fa germogliare i semi del regno nel proprio cuore.
Come scrive Ermes Ronchi:
Quando Dio entra in gioco, tutto entra in una dinamica di crescita, anche se parte da semi microscopici:
Dio ama racchiudere
il grande nel piccolo:
l'universo nell'atomo
l'albero nel seme
l'uomo nell'embrione
la farfalla nel bruco
l'eternità nell'attimo
l'amore in un cuore
se stesso in noi.
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