Il Dio esagerato
"Occhio e croce, duecento denari".
Era abituato a fare i conti Filippo, il greco del gruppo, il cui nome ricorda l'appartenenza ad una cultura concreta e raziocinante. Gesù lo aveva provocato proprio per questo, per metterlo alla prova (Gv 6,6), per vedere se si apriva una porta, una possibilità, una soluzione "diversa" di fronte a quella situazione imprevista.
Invece Filippo aveva già chiuso la partita: "Anche se avessimo duecento denari, non sarebbero sufficienti". Storia finita. Mandiamoli a casa. Quel rebus non ha altra soluzione.
A rincalzo di questo disfattismo arriva Andrea, che ammette l'offerta di cinque pani d'orzo e due pesci da parte di un ragazzo più generoso degli altri, ma che così questo per tanta gente? (Gv 6,9). Mica possiamo sfamare cinquemila uomini con la merenda di un adolescente. Giusto.
Andrea si risponde da solo. Come Filippo. Nel gesto di quel ragazzo non vedono nient'altro che un'ingenuità, tollerata solo in ragione dell'età. Solo Gesù coglie la genuinità di quel gesto ingenuo come nuovo inizio: finalmente uno che ha capito che deve metterci del suo!
D'altra parte sono i piccoli che hanno le chiavi del Regno. I grandi, gli adulti, sono quelli che sanno calcolare bene e vedono subito le "sproporzioni", ma fanno più fatica a mettersi in gioco. Se i conti non tornano fin dall'inizio, perché rischiare? Se non ci sono vie di uscita, meglio rinunciare in partenza. La possibilità della grazia non è contemplata nell'economia del pane degli uomini. Ma in quello di Dio sì.
Giovanni fa il misterioso, ma di Gesù dice che sapeva quello che stava per compiere (Gv 6,6). Sta per compiere un segno che lascia intravvedere le "sproporzioni" di cui è capace il cuore misericordioso e compassionevole di Dio. Un Dio esagerato e sproporzionato come la sua grazia sovrabbondante. Molto diverso dallo spirito apollineo e misurato della perfezione tanto cara ai Greci. Ed è proprio quella morphé divina a cui Gesù ha rinunciato per svuotarsi (cf. Fil 2) e manifestare il volto infinitamente compassionevole di Dio.
D'altra parte sono i piccoli che hanno le chiavi del Regno. I grandi, gli adulti, sono quelli che sanno calcolare bene e vedono subito le "sproporzioni", ma fanno più fatica a mettersi in gioco. Se i conti non tornano fin dall'inizio, perché rischiare? Se non ci sono vie di uscita, meglio rinunciare in partenza. La possibilità della grazia non è contemplata nell'economia del pane degli uomini. Ma in quello di Dio sì.
Giovanni fa il misterioso, ma di Gesù dice che sapeva quello che stava per compiere (Gv 6,6). Sta per compiere un segno che lascia intravvedere le "sproporzioni" di cui è capace il cuore misericordioso e compassionevole di Dio. Un Dio esagerato e sproporzionato come la sua grazia sovrabbondante. Molto diverso dallo spirito apollineo e misurato della perfezione tanto cara ai Greci. Ed è proprio quella morphé divina a cui Gesù ha rinunciato per svuotarsi (cf. Fil 2) e manifestare il volto infinitamente compassionevole di Dio.
Il compito dei discepoli non è quello di trovare formule algebriche per moltiplicare qualcosa, ma semplicemente raccogliere: Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto (Gv 6,12). E' un Dio che sovrabbonda, ma non spreca.
Di fronte a questa abbondanza la gente, come spesso capita, è conquistata, invaghita e alla fine accecata. Si improvvisa un'acclamazione, un'investitura popolare per farlo re (Gv 6,35), ma Lui non è un seduttore delle masse. Tanto meno il messia del popolo. Non è venuto per mietere successi. E infatti le incomprensioni sono dietro l'angolo.
Ma di questo, ne parleremo un'altra volta.
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