Il sigillo più prezioso

Agosto, tempo di sagre e di griglie roventi. Con il dovuto rispetto per chi lavora, ma con l'indispensabile franchezza che richiede il Vangelo, la parola di Dio arriva ancora una volta "più tagliente di ogni spada a doppio taglio" (Eb 4,12) a svelare i segreti dei cuori. E ad aprirci gli occhi su Colui che si fa "pane" purché la smettiamo di girovagare di fiore in fiore come le api. E la domanda diventa bruciante: Ma noi, abbiamo ancora fame di Lui?

Eravamo rimasti ai resti di quel pic-nic da Guinness dei primati.

Era stata saziata abbondantemente la folla dei cinquemila. Le dodici ceste colmi di avanzi erano lì silenziose a testimoniare il fatto. Giocoforza che continuino a cercare il falegname di Nazaret che compie prodigi. Lo inseguono (tutti...?) e lo trovano "di là del mare" (Gv 6,25), discreto segnale indicatore di un altro modo di leggere i fatti.
All'inizio Gesù prova a fare ostruzionismo ("Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati"). Avrebbe potuto aggiungere con una punta di veleno anche un "solo" ("...solo perché avete mangiato di quei pani..."), ma non l'ha fatto. Il Figlio dell'uomo sa che anche tra la folla ci sono le brave persone.
Poi il dialogo si riscalda. Incassato il “rimprovero”, la contromossa della folla prende forma con un bel gancio: "Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?". Il pic-nic è diventato un ring. La fame non si spegne, ma il cibo non è ancora quello giusto: a poco servono i bancali di pagnotte quando si perde di vista il cielo.
La nuova traduzione è un po’ ridondante, ma vuole rafforzare l’approccio molto pratico della folla, che è pari a dire: «Ok, ma nel concreto cosa bisogna fare?». 
La risposta è decisamente spiazzante: «L’unica cosa da fare è credere». Griglie ferme, dunque. 
Ma c'è anche una precisazione: non "credere" in astratto, ma in Colui che "discende dal cielo e dà la vita al mondo" (Gv 6,33). Sì, perché nel forno di Dio avere il "pane della vita" equivale a credere in Colui che è il "pane della vita": Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! E su questa promessa, Dio ci mette la faccia e pure la garanzia: niente truffe, perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo (Gv 6,27).
Sono queste parole che trasformano l'anonima "folla" in un "coro": la richiesta diventa invocazione semplice, diretta ed esplicita: «Signore, dacci sempre questo pane» (Gv 6,34).

A conti fatti, tutto sommato la "folla" appare disponibile, a differenza dei Giudei, decisamente più sofisticati, come emergerà nelle prossime puntate. L'importante per quella moltitudine di gente è non lasciarsi istupidire dal fumo del "cibo che non dura". Anche se bio o vegan. Per questo ogni tanto serve un buon bagno. Come quello raccontato in questo aneddoto degli antichi monaci...


Un giovane monaco chiedeva insistentemente ad un anziano monaco, famoso maestro di vita spirituale, di diventare suo discepolo. Dopo aver scoraggiato più volte il giovane monaco per metterlo alla prova, l’anziano disse: "Va bene, accetto che tu sia mio discepolo". E aggiunse: "Se sei mio discepolo, seguimi e vieni con me al mare". 
Andarono dunque al mare e fecero il bagno. Ad un certo punto l’anziano monaco spinse sott’acqua la testa del giovane, soffocandolo nell’acqua. Il giovane di dimenava e di agitava molto, perché gli mancava l’aria. Prima che perdesse i sensi l’anziano monaco lo fece risalire. 
Il giovane si lamentò: "Perché mi hai fatto questo?" 
L’anziano chiese: "Quando eri sott’acqua forse di agitavi perché ti mancava l’aria e ti pareva di morire?" 
Il giovane rispose: "Certo". 
Riprese il monaco: "Quando sentirai di desiderare Dio come l’aria quando eri sott’acqua, allora sarai un vero monaco".




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