La calamita di Dio

Dopo la folla, ora è il turno dei Giudei (cfr. Gv 6,41-51). 
La reazione a catena avviata dal segno della condivisione dei pani vede ora protagonisti, come un immaginario "zoom", coloro che possono esibire il "patentino" giusto: si presentano come i discendenti dei padri che hanno mangiato la manna nel deserto. E dall'alto di questo scranno mormorano contro Gesù. Conoscono i suoi genitori e presumono di sapere da dove viene. Logica conclusione: Come può dunque dire: "Sono disceso dal cielo?" (Gv 6, 42b).
Il punto è che i Giudei ragionano per diritti acquisiti (essere discendenti di Abramo), mentre Gesù prende le distanze dai Padri (I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti) per custodire la sua obbedienza al Padre (Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me). 
E con il Padre è questione di attrazione, non di privilegi.
Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre non significa escludere qualcuno, ma annunciare che vi è una forza di attrazione più potente di ogni ragionevole "diritto" che si possa accampare presso Dio (ammesso e non concesso che si possa farlo). 
Questa misteriosa "attrazione" divina assomiglia a quel campo magnetico che non è necessario solo per la Terra, ma anche per l'anima. 
Solo che in questo caso l'invisibile forza è l'impercettibile soffio dello Spirito...
Nessuna sofisticatissima e costosissima apparecchiatura può catturarlo se non il cuore del povero che sa gustare e vedere come'è buono il Signore (cfr. Sal 33).


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