La delocalizzazione riuscita
Il rapporto del Censis sull'Italia del 2018, pubblicato pochi giorni fa, impressiona.
Racconta di un'Italia irriconoscibile: spaventata, arrabbiata e incattivita. Parla delle radici sociali e culturali di un "sovranismo psichico", prima ancora che politico e delle spinte centrifughe che caratterizzano i rapporti con l'Europa. Non serve essere dei sociologi. Basta guardarsi attorno per vedere che qualcosa di serio sta accadendo.
Le immagini delle devastazioni procurate dal movimento dei gilet jaunes (i gilet giallo-fluorescente) di questi giorni hanno indotto qualcuno ad azzardare paragoni storici impegnativi: dicembre 2018 come il maggio 1968...?
Forse ci siamo dimenticati dei più nostrani "Forconi" di qualche anno fa...
In ogni caso è in un preciso contesto storico, politico, culturale e religioso che viene la Parola, come ricorda anche l'evangelista Luca:
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa,
Racconta di un'Italia irriconoscibile: spaventata, arrabbiata e incattivita. Parla delle radici sociali e culturali di un "sovranismo psichico", prima ancora che politico e delle spinte centrifughe che caratterizzano i rapporti con l'Europa. Non serve essere dei sociologi. Basta guardarsi attorno per vedere che qualcosa di serio sta accadendo.
Le immagini delle devastazioni procurate dal movimento dei gilet jaunes (i gilet giallo-fluorescente) di questi giorni hanno indotto qualcuno ad azzardare paragoni storici impegnativi: dicembre 2018 come il maggio 1968...?
Forse ci siamo dimenticati dei più nostrani "Forconi" di qualche anno fa...
In ogni caso è in un preciso contesto storico, politico, culturale e religioso che viene la Parola, come ricorda anche l'evangelista Luca:
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa,
la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Luca cita nomi, luoghi. incarichi. Fatti, non favole. La parola di Dio viene nella storia.
Avvento è il tempo liturgico in cui contempliamo il "Dio-che-viene". Ci raggiunge all'interno delle nostre coordinate storiche, nella nostra concreta vicenda umana. Ci raggiunge lì dove siamo e non altrove. Ci raggiunge oggi.
Il tempo dell'Avvento è il tempo del Dio che viene e realizza la sua profezia di salvezza: viene a raddrizzare i sentieri storti, a colmare le valli. Preparate la via del Signore.
Perché? Perché Dio non vuol fare tutto da solo. Sono già troppi quelli che pretendono di farlo.
Attraverso il laico Giovanni Battista, figlio del sacerdote Zaccaria, il Signore sceglie di continuare la sua opera di salvezza formando nel deserto un altro popolo (laòs, da cui la parola "laico"): quello degli assetati della Parola viva.
La fedeltà di Dio alle sue promesse si concretizza nell'unica delocalizzazione intelligente (e riuscita) della storia: la parola "esce" dal tempio di Gerusalemme per raggiungere Giovanni e dare un nuovo inizio alla storia.
Il piccolo popolo che raggiungerà il nuovo predicatore nel deserto verrà accolto con parola di fuoco e chiamato alla conversione. Quella conversione di cui - forse - abbiamo bisogno anche noi oggi.
Chi uscirà dalla città per andare nel deserto ad ascoltare il potente e radicale annuncio di conversione di Giovanni il Battezzatore non lo farà per seguire una moda, ma la voce dello Spirito. Come farà Gesù di Nazaret.
La Parola venne e viene. Ieri e oggi.
Avvento è il tempo liturgico in cui contempliamo il "Dio-che-viene". Ci raggiunge all'interno delle nostre coordinate storiche, nella nostra concreta vicenda umana. Ci raggiunge lì dove siamo e non altrove. Ci raggiunge oggi.
Il tempo dell'Avvento è il tempo del Dio che viene e realizza la sua profezia di salvezza: viene a raddrizzare i sentieri storti, a colmare le valli. Preparate la via del Signore.
Perché? Perché Dio non vuol fare tutto da solo. Sono già troppi quelli che pretendono di farlo.
Attraverso il laico Giovanni Battista, figlio del sacerdote Zaccaria, il Signore sceglie di continuare la sua opera di salvezza formando nel deserto un altro popolo (laòs, da cui la parola "laico"): quello degli assetati della Parola viva.
La fedeltà di Dio alle sue promesse si concretizza nell'unica delocalizzazione intelligente (e riuscita) della storia: la parola "esce" dal tempio di Gerusalemme per raggiungere Giovanni e dare un nuovo inizio alla storia.
Il piccolo popolo che raggiungerà il nuovo predicatore nel deserto verrà accolto con parola di fuoco e chiamato alla conversione. Quella conversione di cui - forse - abbiamo bisogno anche noi oggi.
Chi uscirà dalla città per andare nel deserto ad ascoltare il potente e radicale annuncio di conversione di Giovanni il Battezzatore non lo farà per seguire una moda, ma la voce dello Spirito. Come farà Gesù di Nazaret.
La Parola venne e viene. Ieri e oggi.

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