Il Dio che sconfina

Gloria a Dio nel più alto dei cieli 
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.
Così recita la "nuova versione" dell'inno liturgico che, insieme alla traduzione del "Padre nostro" ha fatto discutere molto in queste settimane. Tanto rumore per nulla, verrebbe da dire.
Basterà una nuova traduzione, per quanto più fedele al senso dei testi, a far riavvicinare alla fede?
Chissà.
A me piace immaginare un Dio che continua segretamente a "passare il confine" dei cieli per scendere sulla terra con la discrezione con cui è venuto la prima volta. Senza clamore e rumore, senza le folle che si accalcano per "vedere". Nessuna vetrina che attira qui. Solo un timido fuoco nella notte e gli sguardi smarriti dei pastori. Magari qualcuno, più smaliziato, si sarà chiesto: "Tutto qua? E questo dovrebbe salvarci?". Eppure è proprio così. Perché Dio preferisce entrare dalla porta di servizio, quella che dà sul retro. 
Preferisce nascere lungo la strada, a motivo di un "decreto" (di Cesare Augusto, quella volta).
Preferisce la paglia di un giaciglio provvisorio, più di tutto l'oro del tempio. 
Tutto questo qualcosa vorrà pur dire.
Mentre l'umanità si sta sempre più dividendo tra "chi può" e "chi non può" e mentre tornano di moda i muri e le torrette di guardia, in Gesù Dio "sconfina". 
Sconfina per farsi vicino e solidale con i suoi preferiti: i poveri, gli ultimi, gli "scartati". Sconfina per portare luce, vita e calore nelle situazioni più buie, spente e fredde. 
Sconfina non per trasgredire, ma per amare.
Preferisce così, Lui. 
E noi...?
Buon Natale a tutte e a tutti!



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