Esodo primaverile

Erano abituati al sale, al sole e ai sandali più che agli scarponi e alla ruvida roccia. 
Forse è per questo che Luca "giustifica" i tre aspiranti pescatori di uomini Pietro, Giacomo e Giovanni, quando, nel momento clou della metamorfosi di Gesù, li descrive vinti dalla stanchezza (oppressi dal sonno). 
Non conosciamo tutti i dettagli di questa formidabile uscita fuori dal gruppo dei Dodici, ma dalla penna dell'evangelista Luca, il più lungo e completo dei racconti sinottici, qualcosina in più trapela.
Il primo dettaglio è dato dalla motivazione di quella misteriosa salita sul Tabor. Mentre gli altri evangelisti non la esplicitano, per Luca l'ascesa a quella singolare montagna a forma di panettone (almeno quella tradizionalmente identificata) era motivata da un forte desiderio di preghiera prolungata da parte di Gesù (salì sul monte a pregare). In questo desiderio trascina con sé tre dei suoi "intimi", i quali, però, non sembrano ancora pronti per questo. Com'è noto, i racconti evangelici non sono mai una semplice cronaca: se in Gesù l'intenstià della preghiera con il Padre diviene luce, per Pietro Giacomo e Giovanni quell'incontro assume altri contorni, che però Luca sfuma e giustifica. Il loro improvviso torpore sa, però, di molto altro rispetto al semplice sonno: paura, turbamento, sconcerto, incredulità...? La gamma delle possibili risposte è molto ampia, forse tante quante sono le reazioni dell'animo umano nell'incontro con il divino.
Un altro dettaglio è lo zoom sul volto, che non semplicemente cambiò d'aspetto, ma "diventò altro" (vultus eius altera, sfuma con eleganza la Vulgata). "Altro" come? In che senso? Sappiamo solo che era luminoso, tanto che la veste divenne candida e sfolgorante.
Ma il dettaglio più stuzzicante riguarda il tema della conversazione tra Gesù, Mosè ed Elia. Mentre gli altri evangelisti stanno sul generico (si fa per dire) e non dicono di cosa conversavano, Luca così interpreta: "parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme" (Lc 9,31). Esodo? Sì, perché Gerusalemme sarà l'ultima tappa dell'esodo iniziato a Nazaret.
La vita di Gesù, come quella della Chiesa e come la vita di ognuno, assomiglia ad una continua "uscita": non per fare una scampagnata, ma per rinascere dallo Spirito come figli e figlie, popolo di Dio immerso nelle acque pasquali della vita nuova in Cristo.
Ecco perché Luca, diversamente da Marco e Matteo, dopo aver presentato Gesù come "l'eletto", inverte le parole (autou akouete), quasi per sottolineare che occorre ascoltare proprio Lui e non altri: Lui ascoltate!
Più chiaro di così!


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