La festa inopportuna

Al bar, prendendo il caffé dopo la messa delle 8.00 vengono fuori le cose più interessanti. "Non mi piace mica questo Vangelo", esordisce diretta una delle signore, tra le più assidue frequentatrici. "Quel poveretto che ha lavorato tutta la vita non ha mai goduto un po' di festa. Invece quello lì che se l'è goduta sempre, se l'è cavata con un piantino e ha continuato a fare festa".
Non so se è per il cambio dell'ora, ma faccio fatica a reagire subito. Anche perché forse non c'è molto da dire. Perché non è facile credere in un Dio così, che sa fare festa per tutti, ma specialmente per chi è andato più lontano e poi è tornato.
La festa di Dio è inopportuna solo per chi pensa di vivere già nella "casa del padre", magari con il muso, ma con "le carte in regola". Pensando che in fondo il Signore voglia che noi lo serviamo senza amare lui, i fratelli e le sorelle. Forse per questo equivoco molti se ne sono andati da tempo. Come dargli torto? Chi parteciperebbe ad una festa senza amore e gioia? 
Ma Dio non è così. Per fortuna. Ecco perché per lui ogni ritorno è una gioia.


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