I colori dello Spirito

A Pentecoste si rompono gli ormeggi. Inizia la navigazione in mare aperto, senza più timore!
Lo Spirito di Gesù non agisce solo nella Chiesa, ma nell'universo intero: Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo, egli che tutto unisce, conosce ogni linguaggio, recita la tradizionale "antifona di ingesso", ispirata (!) al libro della Sapienza (Sap 1,7). 
La gioia e l'esultanza di questo giorno, che compie il tempo pasquale, sono generate dal dono proprio dello Spirito, che è realizzare l’unità mantenendo le differenze. La Chiesa "nasce" a Pentecoste perché solo lo Spirito "piega ciò che è rigido,  scalda ciò che è gelido,  drizza ciò che è sviato".
Senza lo Spirito le rigidità, le freddezze e gli errori distruggerebbero la comunione, quindi la Chiesa. Non solo degli uomini e delle donne "di Chiesa", dei discepoli e delle discepole divenuti "testimoni" del Crocifisso risorto, ma di ogni uomo e donna che cerca di costruire una vita buona su questa terra ed in questa vita così ferite. L'esperienza della vita quotidiana lo insegna chiaramente e senza tante slides o dispense.
Lo Spirito di Gesù crea la comunione, che è appunto l’unità nel rispetto delle differenze: Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio. (At 2,10-11). Com’è possibile?
Lo Spirito rinnova tutte le differenze e le armonizza. Esse rimangono, certo, ma non divergono. Trasforma le divergenze in differenze. "Diversità" e "differenza" sono due termini apparentemente molto simili, ma hanno due significati non totalmente sovrapponibili. 
La diversità deriva dal latino divĕrsus e dal verbo divertĕre, che vuol dire «deviare». Allude alla possibilità di divergere, cioè di allontanarsi l’uno dall’altro/a. Ad esempio, quando uno dei due nella coppia dice "Io e ... abbiamo avuto delle divergenze" è un elegante eufemismo per dire "Ci siamo tirati dietro i piatti".
La differenza invece deriva dal verbo differre che vuol dire “portare la stessa cosa da una parte all’altra”.  E differ-enza significa che ci sono differenti "enti", cioè differenti realtà (eventuali filosofi perdonino questa approssimazione!). Lo Spirito cerca di far convergere e di trasformare le diversità in differenze. Le differenze ci sono (come le frontiere), ma non dividono più (come i muri). Non vengono riassorbite, ma nemmeno sono motivo di distonia e di tensione. 
Lo Spirito Santo è il respiro di Dio che rispetta l’unicità di ciascuno e al tempo stesso costruisce l’unità. Gesù è un grande tessitore di comunità: sa recuperare senza arrabbiarsi…così è l’opera dello Spirito: una grande “cucitura”. Ma per ricucire serve l'amore. E tanto.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.
Non siamo noi che prepariamo un posto per Gesù nel nostro cuore, ma è l’iniziativa stabile dello Spirito nel cuore di ogni uomo e donna (lo Spirito ci "in-abita", ci abita dentro!) che ci rende capaci di pregare. Se Dio è "amore" (1 Gv 4,8) e "spirito" (Gv 4,24) che vuole manifestarsi all'umanità, l'umanità in-abitata dallo Spirito è un'umanità trasfigurata, capace di integrare le differenze e di non arroccarsi nella propria identità, sia essa personale, comunitaria, paesana, nazionale...
Nell’unità dello Spirito Santo significa che l’unità è dono dello Spirito e non una conquista umana. Non è uniformità, omologazione, ma comunione nella pluralità delle differenze.
In sostanza, più "generativo" dello Spirito Santo non c'è nessun altro!


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