Un fuga stellare

Il mistero dell'Ascensione, pur nella sua incomprensibilità ai nostri occhi (altrimenti, che mistero è?!) è motivo di riflessione e di gioia.
Non s tratta certamente di un triste saluto o di una festa di addio, ma il compimento dell'alleanza tra la nostra umanità e la Comunione trinitaria del Padre e del Figlio nella gioia dello Spirito Santo. Detto per immagini, l'appuntamento per tutti è "nei cieli". Quella è la meta definitiva: non una tappa, non un "traguardo volante", ma l'arrivo. Definitivo. Ultimo.
E lì sarà festa. Perché siamo un corpo solo: "...nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo nostro capo", recita la preghiera di Colletta. "Capo" qui non va ovviamente inteso in senso politico, ma teologico: Gesù è il primogenito tra molti fratelli (Rm 8,29). Fratelli...e sorelle, ovviamente!
In un certo senso e con abbondanti virgolette, il distacco di Gesù (si staccò da loro e veniva portato su, in cielo) assomiglia ad una specie di "fuga" in avanti: la sua assenza non è lontananza o mancanza, ma precedenza: Lui ci precede e ci apre la strada perché possiamo ritrovarci insieme. Non solo come gruppo, ma come umanità nuova, con i legami di sempre, ma purificati e trasfigurati nell'amore.
Grazie a questa luce e a questo calore, che sono propri dell'amore di Dio, anche le assenze che sperimentiamo dolorosamente in questa vita diventano nuove "presenze" nella comunione dei Santi.
Proprio come Gesù, che non è mai assente, ma "diversamente presente" nella nostra vita! Ed è proprio grazie a questa Presenza di luce e di calore che nella Chiesa soffia lo Spirito, perché l'annuncio del Vangelo si dilati e si spinga fino agli estremi confini della terra (At 1,8)


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