Baci e abbracci
"La potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Santo Spirito".
L'ultima preghiera della liturgia di questa domenica può diventare un'efficace chiave per interpretare la ricchezza delle letture bibliche offerte.
Non si tratta di svalutare o denigrare i sentimenti, che sono l'espressione più bella della nostra umanità. Si tratta piuttosto di non lasciar prevalere quei sentimenti che all'inizio sono viscerali, ma che poi prendono la forma di pensieri e ragionamenti strutturati (i Padri li chiamavano loghismoi). Proprio come accade nei farisei:
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Per i farisei di ieri (e di oggi), il mondo è rigorosamente diviso in due: i giusti e i peccatori, i santi e i corrotti, quelli che possiedono la verità e quelli che sono nell'errore. Ricordano molto i nostri tempi, in particolare i critici di papa Francesco, ai quali infastidisce tutta questa insistenza sulla misericordia. Al punto che qualcuno l'ha addirittura trasformata in una malattia (la "misericordite"), come se fosse un problema per la Chiesa.
Ma il Dio raccontato da Gesù nel Vangelo di Luca è esattamente questo: un Dio così assetato dell'uomo, che lo cerca anche nei dirupi e negli angoli più nascosti. Un Dio che non solo si "ammala" di troppa misericordia, ma che addirittura muore di misericordia: Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi, scrive Paolo (Rm 5,8).
Un Dio che desidera condividere con tutti la sua gioia per aver trovato una sola pecorella considerata perduta: “…Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me…”.
Proprio perché è così difficile per il cuore umano entrare in questa "logica", “vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.
L'ultima preghiera della liturgia di questa domenica può diventare un'efficace chiave per interpretare la ricchezza delle letture bibliche offerte.
Non si tratta di svalutare o denigrare i sentimenti, che sono l'espressione più bella della nostra umanità. Si tratta piuttosto di non lasciar prevalere quei sentimenti che all'inizio sono viscerali, ma che poi prendono la forma di pensieri e ragionamenti strutturati (i Padri li chiamavano loghismoi). Proprio come accade nei farisei:
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Per i farisei di ieri (e di oggi), il mondo è rigorosamente diviso in due: i giusti e i peccatori, i santi e i corrotti, quelli che possiedono la verità e quelli che sono nell'errore. Ricordano molto i nostri tempi, in particolare i critici di papa Francesco, ai quali infastidisce tutta questa insistenza sulla misericordia. Al punto che qualcuno l'ha addirittura trasformata in una malattia (la "misericordite"), come se fosse un problema per la Chiesa.
Ma il Dio raccontato da Gesù nel Vangelo di Luca è esattamente questo: un Dio così assetato dell'uomo, che lo cerca anche nei dirupi e negli angoli più nascosti. Un Dio che non solo si "ammala" di troppa misericordia, ma che addirittura muore di misericordia: Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi, scrive Paolo (Rm 5,8).
Un Dio che desidera condividere con tutti la sua gioia per aver trovato una sola pecorella considerata perduta: “…Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me…”.
Proprio perché è così difficile per il cuore umano entrare in questa "logica", “vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione”.
Il Vangelo in fondo è questa gioia: la gioia di una vita nuova dopo aver distrutto tutti i vitelli d'oro che promettono false sicurezze ed affetti.
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