Il vero deposito

Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta (cf. Lc 16,1-13) non è un invito alla corruzione, ma l’accorato appello ad un cambio di mentalità. Gesù, maestro di vera sapienza di vita, invita i suoi discepoli ad una “conversione” rispetto al "mondo". Si tratta di abbandonare un sistema che produce ricchezza per pochissimi (in Italia i supericchi con redditi sopra i 500mila € sono lo 0,01% della popolazione) e "scarti" per moltissimi. Conversione significa scegliere quella che viene chiamata profeticamente “economia di comunione”. 
La “disonesta ricchezza” di cui parla la parabola (nella precedente versione CEI si utilizzava un termine efficace, ma ormai desueto: “mammona”) allude ad un sistema che produce scarti e disuguaglianze: “un supersviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante” (Laudato sì, n. 109). Il frutto di questo sistema malato, come scrivono i sociologi Magatti e Giaccardi nel loro ultimo libro La scommessa cattolica, è una società di individui ammalata di solitudine, vera pandemia dell’Antropocene.
È più saggio usare la ricchezza per costruire relazioni di accoglienza, di solidarietà e di amicizia. Anche qui: non per alimentare intrallazzi o mercato nero, ma per un’ecologia integrale, per “crescere nella solidarietà, nella responsabilità e nella cura basata sulla compassione”. (Laudato sì, n. 2010).
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza: Gesù invita i suoi discepoli e farsi furbi. Non per essere i soliti furbetti del quartierino, ma per non lasciarsi accarezzare il ventre dalle sirene dei “figli di questo mondo”. Traduzione in lingua corrente: state in campana! Il vero deposito è nei cieli!



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