La mano di Cur

Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra? (Lc 18,8).
Mi ha sempre colpito il fatto che il "Figlio dell’uomo" non chieda altro, cioè se alla sua venuta finale troverà "la Chiesa" (!) o "la religione" (!), ma proprio la fede. 
Forse perché le espressioni della religiosità umana troveranno sempre una loro forma. 
La fede, invece, è un’altra storia. L’esperienza del credere cristiano ha una sua specificità, che ruota attorno ad un centro di gravità permanente: la persona di Gesù.  
Il termometro di questa relazione di fede è la preghiera. Non a caso Luca esplicita la finalità della parabola del giudice iniquo e della vedova: essa riguarda la necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai. 
Chi ha esperienza di preghiera sa che è facile stancarsi presto. Il logorìo dell'abitudine, la noia delle formule, i momenti di aridità, il Signore che resta in silenzio e nascosto...sono tanti i motivi per mollare la presa. "Per pregare c’è sempre tempo", si usa dire. Un po' come per pagare e morire, quindi (!). Ma proprio per questo è difficile scegliere di dedicare tempo alla preghiera. 
Il Maestro sa bene che la fede, senza la preghiera, non regge. Inaridisce e scompare presto. Per questo chi prega ha bisogno di amici e di sostegno: proprio come Aronne e Cur per Mosè (cf. Es 17,8-13). D'altronde, gli amici si vedono nei momenti di bisogno. Pregare non solo fa bene al cuore, ma procura amici.
Un motivo in più per scegliere di dedicarvi del tempo!



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