Di generazione in generazione

Ma forse sono io che faccio parte
di una razza
in estinzione.
La mia generazione ha visto
le strade, le piazze gremite
di gente appassionata
sicura di ridare un senso alla propria vita.
Ma ormai son tutte cose del secolo scorso.
La mia generazione ha perso.


Correva l'anno 2001 quando Giorgio Gaber, classe 1939, cantava questi amari versi. Forse, però, non solo la sua generazione ha perso. 
Anche la cosiddetta "X generation", quella che i sociologi e i demografi non riescono ad etichettare se non come "la generazione di transizione", sta rischiando di perdere la sua occasione. L'occasione di fare la propria parte.
La generazione che ha visto la caduta del muro di Berlino e che ha salutato la fine della "Guerra fredda" cantando Wind of change degli Scorpions.
La generazione educata da insegnanti che esaltavano il sogno dell'Europa unita, multiculturale, quasi fosse la realizzazione storica di quella "società aperta" profetizzata dal filosofo Karl Popper nel 1945. 
La generazione di chi iniziava a partire e a viaggiare con il programma Erasmus e che poi ha visto gli stessi Stati che prima aprivano le frontiere rialzare la testa in nome della "sovranità" nazionale. 
La generazione che oggi è stata inglobata e trasformata nel calderone senza volto dei cosiddetti "immigrati digitali". 
Ecco, quella generazione, quella che forma i papà e le mamme di oggi, è una generazione forse ancora alla ricerca di un'identità definita. Sempre che se ne possa trovare una di stabile...
In ogni caso anche per questa generazione, che è la mia generazione, un altro anno si chiude e un altro inizia.
L'importante è farlo con il sorriso e con la speranza che viene dalla fede (per chi ne ha ancora un po').
Auguri di buon anno nuovo a tutti e a tutte!




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