Canne

Felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto. (Is 35,10)

Difficile equivocare le parole del profeta, che annuncia la gioia in un tempo di rovina per Israele. Eppure è proprio dei profeti saper risvegliare i cuori, saper ridestare la speranza che cova sotto la cenere delle macerie. Siano esse quelle di un edificio oppure quelle del cuore…
La terza domenica di Avvento invita a scoprire il Vangelo della gioia attraverso i dubbi del Battista («Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?») e la certezza di Gesù («In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui»). 
Gesù un giorno dirà ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,9-11). 
Per gustare la gioia vera occorre restare nel suo amore. Ma prima di restare, occorre scoprirlo, incontrare il Signore. Ma questo non dipende esclusivamente dalla nostra buona volontà o da una nostra iniziativa, come ci ricorda Matteo in una delle sue folgoranti parabole: Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13,44). La gioia è una scoperta inattesa ed improvvisa che ti cambia non solo la giornata, ma tutti i tuoi progetti. Il punto è che troppo spesso diamo per scontato di aver scoperto e incontrato il Signore, ma non sempre è così…in fondo aver fede significa non stancarsi di cercare il Signore. Cercate il suo volto. Il tuo volto io cerco Signore. Non nascondermi il tuo volto…i salmi abbondano di espressioni di questo tipo. 
Il problema della fede, insomma, non è credere o non credere che Dio «esista» (tanto lui esiste anche se noi non crediamo in Lui!), ma perseverare o meno nella ricerca di Lui. Perché il nostro cuore, che è assetato d’amore, si stanca presto e cerca…nuovi amori! Che poi scopriamo magari essere degli idoli. Ecco perché rischiamo di diventare noi stessi come delle canne piegate al vento dei potenti di turno o dell'ultimo ritrovato del consumismo high-tech.
Come si fa allora? Giovanni Battista, con la sua radicale testimonianza di vita, ha risposto all'unica domanda che conta nella vita. Come osserva Pierangelo Sequeri, la domanda che vale di più non è quella che ci facevamo all’ACR («Chi sono io?»), ma «Per chi sono io?». A che cosa sono chiamato/a? Rispondere a questa domanda significa scoprire il segreto della gioia e trovare la pace. E non è poco per delle canne (pensanti). 
La vera notizia è che tutto questo è…gratis!



Commenti

  1. Bellissima riflesione, per gustare la gioia di Dio, bisogna scopirlo per poter dopo rimanere nel suo amore. E mi sembra che quelli che rimangono nel suo amore non sono mai gli stessi.

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