Il gioiello

Da che mondo è mondo, l’uomo e la donna si relazionano con Dio in modi completamente diversi. La differenza di genere si esprime in sensibilità, atteggiamenti, tempi e un’infinità di altre differenze. Una cosa, però, li accomuna. E turba per entrambi il rapporto con Dio. La paura di essere ingannati. «È stata lei!». «No! è stato lui!». Nel racconto biblico, la catena dello scaricabarile ha come termine ultimo il serpente, figura biblica misteriosa, come misteriosa ed insidiosa è l’azione del maligno nel cuore. Il mito di Adamo ed Eva mette a nudo (alla lettera!) la fragilità creaturale propria della condizione umana ed agita il fantasma della colpa ogni volta che si parla di Dio. 
I racconti delle annunciazioni (quella a Zaccaria e quella a Maria), che inaugurano il Vangelo di Luca (cf. Lc 1,5-25 e Lc 2,26-38), riaprono i giochi. Questa volta, però, la brutta figura tocca al maschio, perché è Zaccaria che non crede all’annuncio dell’angelo Gabriele (superlavoro anche per lui in questo periodo dell'anno). La sua incredulità viene singolarmente sanzionata con un’afasia, che è immagine di una fede muta. Una fede che non trova le parole per esprimersi perché è in crisi. Un forte monito per i credenti di ogni tempo. Forse anche per noi oggi. 
Tutta un’altra storia, invece nell’altra metà campo, perché stavolta è una donna a rallegrare il cuore di Dio. Le prime parole dell’angelo (Rallégrati, piena di grazia) cambiano il nome (e la vita) della fanciulla di Nazaret. È Dio stesso che si rallegra di aver trovato una creatura finalmente credente. Ecco perché irrompe anzitutto la gioia di Dio nell’«Eccomi» pieno di fiducia di Maria, che non teme - lei no - di essere ingannata da Dio.
Secondo il filosofo francese Jean-Louis Chrétien, la figura di Cristo può essere interpretata come quella del vero Rispondente all’appello di Dio. Il Cristo è «l’unico all’altezza della risposta esigita dall’appello di Dio» (S. Grassi). Se Gesù è il Rispondente, in un certo senso si potrebbe dire che Maria è la Rispondente per eccellenza. L'unica a rispondere con fiducia all'appello di Dio senza la paura di essere ingannata. La sua femminilità non è stata umiliata da una gravidanza “inconsueta” (per usare un eufemismo), ma è stata esaltata grazie alla sua pronta obbedienza nella fede. Certo, la prima risposta di Maria di fronte all’annuncio di Gabriele è improntata al sano realismo e concretezza femminili: passi per l’eccezione che sia una donna a dare il nome, ma una donna non concepisce da sola e non fa tutto da sola, obietta Maria. Di fronte, però, all’artiglieria pesante utilizzata dall’arcangelo Gabriele (Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra), colei che diventerà “madre di Dio”, se ne esce con la risposta più semplice ed intensa possibile. Il suo Eccomi esprime la sua genuina identità e fede di discepola, immacolata nel cuore prima che vergine nel corpo. Ecco perché la liturgia riconosce in Maria il compimento delle promesse dei profeti e celebra la sua bellezza come quella di una sposa adornata di gioielli (Is 61,10). 
Ma, a ben pensarci, l'unico vero gioiello di Dio, in fondo, è proprio lei.


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