Casa, dolce casa
Occorre sempre una forte dose di realismo e di concretezza nell'affrontare il tema "famiglia". Prima di tutto perché non è un "tema", ma un'esperienza concreta. In secondo luogo, perché il rischio della retorica è dietro l'angolo. “Maneggiare con cura” è l’imperativo. A maggior ragione nel caso della “Santa famiglia”.
La Chiesa, sempre solenne nei suoi pronunciamenti, invita a "contemplare la santa Famiglia" dove il Verbo incarnato trova casa. Tradotto in italiano, Gesù nasce e cresce dentro una famiglia “normale”. Più o meno, verrebbe da dire, tenuto conto che la vergine Maria lo ha concepito “per opera dello Spirito Santo” (cf. Lc 1,35), mentre Giuseppe accoglie con una fede rocciosa questa situazione. Anche nell'utilizzare l’aggettivo “normale” forse qualche cautela in più ci sta. Tra l'altro forse non è così “normale” per una famiglia europea media essere così nomade capita a Maria e Giuseppe nel giro di pochi mesi: dall’Egitto alla Giudea, dalla Giudea alla Galilea…A ben vedere anche il “sistema” famigliare targato Maria e Giuseppe ha obiettivamente avuto le sue traversie.
L’evangelista Matteo giustamente cerca di ricomporre il quadro e di dare un senso a tutti questi “traslochi” (possiamo immaginare la faccia della povera Maria…!) facendo collezionare a Giuseppe un sogno dietro l’altro. Ma il significato più profondo di tutti questi movimenti viene da un’interpretazione delle Scritture che fa del compimento il principale criterio di lettura: ...perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti (Mt 2,23). Un "compimento" che passa anche attraverso i sentimenti umanissimi di Giuseppe, il quale, sapendo di Archelao, ebbe «paura» (Mt 2,22).
Per quanto misteriosa e singolare sia questa famiglia, è proprio ad essa che tutte le famiglie possono guardare per comprendere e vivere il loro stesso mistero e la grazia che esse custodiscono: «C’è bisogno di pregare con la propria storia, di accettare se stessi, di saper convivere con i propri limiti, e anche di perdonarsi, per poter avere questo medesimo atteggiamento verso gli altri» (Amoris laetitia n. 107).
Conoscere la propria storia con le sue ferite, accettare se stessi, conoscere e convivere con i propri limiti (e con quelli dell’altro…), imparare a perdonarsi e a perdonare. Non male per iniziare una storia seria. E magari per mettere su famiglia "in sicurezza".
Per quanto possibile, ovviamente.
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