Il segreto della tenda
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi.
e venne ad abitare in mezzo a noi.
«Il a planté sa tente parmi nous», traduceva André Choraqui, «ha piantato la sua tenda tra di noi».
Sembra essere questo il senso più profondo di quella singolare espressione greca (ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν) che rinvia alla presenza di Dio nella tenda. Era quel fragile telo a custodire l’arca dell'alleanza che accompagnava il cammino di Israele nel deserto (cf. Es 26,1).
L'evangelista Giovanni gioca sui significati: quella che era chiamata «Dimora» è venuta a dimorare in mezzo a noi stabilmente, “attendandosi” in mezzo a noi. Tutta la liturgia della seconda domenica del Natale ruota attorno a questo tema, dalla Colletta («In lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda») alla prima lettura, dove la Sapienza dice di sé: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti”» (Sir 24,8).
L'evangelista Giovanni gioca sui significati: quella che era chiamata «Dimora» è venuta a dimorare in mezzo a noi stabilmente, “attendandosi” in mezzo a noi. Tutta la liturgia della seconda domenica del Natale ruota attorno a questo tema, dalla Colletta («In lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda») alla prima lettura, dove la Sapienza dice di sé: «Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele, affonda le tue radici tra i miei eletti”» (Sir 24,8).
È strano. Dio poteva infrangere ogni limite ed invece ha scelto di rispettarli. Il limite dello spazio e del tempo, della lingua e della cultura. Del “Logos”, del “Verbo incarnato” non si accorgerà nessuno fino a trent’anni. Il segreto della "riuscita" del progetto di salvezza è racchiuso in questa discrezione.
Perché si realizzi il sogno di Dio (la divinizzazione dell’uomo), occorre tempo. Un tempo lungo, fatto di silenzio e di nascondimento. Fissando la sua tenda in mezzo a noi il Figlio quasi scompare in mezzo a noi, si confonde, si mimetizza, si fa piccolo. Invisibile. Non per nascondersi, ma per farsi solidale fino in fondo, per condividere, per conoscere sulla sua pelle la condizione delle donne e degli uomini nati dalla carne e dal sangue.
Perché si realizzi il sogno di Dio (la divinizzazione dell’uomo), occorre tempo. Un tempo lungo, fatto di silenzio e di nascondimento. Fissando la sua tenda in mezzo a noi il Figlio quasi scompare in mezzo a noi, si confonde, si mimetizza, si fa piccolo. Invisibile. Non per nascondersi, ma per farsi solidale fino in fondo, per condividere, per conoscere sulla sua pelle la condizione delle donne e degli uomini nati dalla carne e dal sangue.
Forse per cominciare ad insegnarci – ancor prima di parlare – che solo condividendo e solidarizzando le cose possono iniziare a cambiare davvero. Anche se magari nessuno se ne accorge.
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