Pazzi per Dio

I Magi hanno avuto fegato. Bisogna riconoscerlo. Quella stella, che per altri era solo una tra le tante altre stelle nel cielo d’oriente, era diventata per loro un tormento interiore, anzi un appello. E si sono messi in cammino. Nonostante le proteste delle mogli (!) e degli amici. Sembravano dei pazzi. Perché trasformare una semplice ed innocua passione come l'astrofilìa in un pericoloso viaggio dall'esito incerto? 
Ma ogni vera partenza è una piccola follia. 

Ecco perché, pur con molte differenze, «la loro storia è la nostra storia: è la storia del credente che risponde alla chiamata di Dio che gli giunge in mezzo alla confusione di questo mondo e che, nonostante le notti dello Spirito che deve attraversare, persevera nel suo cammino» (J. Goldstain). 

Quel lungo e rischioso viaggio ha scavato dentro loro una disponibilità inedita, che è sbocciata in una mega-gioia (χαρὰν μεγάλην). Dio gioca a nascondino con coloro che lo cercano: lancia dei segnali, poi si mostra e poi si nasconde ancora. Ciò che conta è non stancarsi di cercarlo. 

E non importa quali confini sia necessario varcare e quali potenti si debbano affrontare. L'audacia di chi cerca davvero non si fa mai intimorire.
Il card. Martini invitava a non distinguere tra "credenti" e "non credenti", ma tra "pensanti" e "non pensanti". E' un po' come distinguere tra coloro che cercano e coloro che si sono stancati di cercare. Martini, poco prima di morire, affermò che la Chiesa è indietro di 200 anni. Affermazione ripresa pochi giorni fa da papa Francesco. 
Alla fine di questo ciclo di feste natalizie verrebbe proprio da chiedere al Dio delle stelle la grazia di una sana inquietudine. Magari quella che ha animato il "santo viaggio" dei Magi e li ha condotti fino al volto luminoso del Bambino di Betlemme.